Autore: Dott.ssa Manuela Mignani

Chi sperimenta tale paura fugge sistematicamente dalle situazioni considerate pericolose perché espongono al rischio dell’errore e del fallimento 

La paura di sbagliare è un’emozione naturale che tutti abbiamo sperimentato e provato di fronte a decisioni importanti, scelte critiche o nell’apprendimento di nuove abilità. Sotto una certa soglia anche la paura di sbagliare rappresenta una risorsa importante che se gestita, ci aiuta a migliorare la nostra prestazione, a riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte, a valutare risorse presenti e rischi assumibili in maniera funzionale al raggiungimento di un obiettivo desiderato.
Al contrario, sopra una certa soglia di attivazione, la paura di sbagliare può assumere forme disfunzionali e diventare uno dei principali ostacoli alla nostra realizzazione personale. In questi casi, la paura emerge con intensità elevata, supera e oscura la motivazione a raggiungere un obiettivo, il desiderio di un cambiamento o la realizzazione di un progetto.

Paralisi all’azione

La paura di sbagliare si definisce e si manifesta principalmente in una difficoltà o paralisi all’azione, dove la sola idea di fallire e commettere errori blocca la persona in uno stallo decisionale, la fa indietreggiare di fronte ai primi ostacoli o la conduce ad una rinuncia preventiva. Chi ne soffre può sperimentare ansia, eccessiva preoccupazione, sentimenti di autocritica, dubbi e indecisione. Spesso tale paura si intreccia e si collega ad altri timori, quali la paura del giudizio altrui, quella di non essere all’altezza, di non avere o perdere il controllo. La paura di sbagliare influenza, inoltre, direttamente la nostra capacità decisionale, una forma molto diffusa di paura di sbagliare è infatti la paura di prendere decisioni.

Bambini e adolescenti

Questo tipo di emozione fu descritta per la prima volta nel 1960 dallo Psicologo John Atkinson, nell’ambito di alcuni studi volti a testare la motivazione nei bambini di fronte ad un compito da portare a termine. Gli studi evidenziarono la presenza di due diversi atteggiamenti: da un lato vi erano bambini che si approcciavano al compito focalizzandosi sul premio da ottenere, dall’altro lato, bambini che si focalizzavano sulla possibilità di fallire e sul desiderio di evitare la conseguente umiliazione.
Ad oggi è possibile constatare come il timore di sbagliare, e la vergogna sociale ad essa associata, sia un fenomeno sempre più diffuso, non solo fra gli adulti ma anche fra i bambini e gli adolescenti. Nella pratica clinica, cosi come nei diversi contesti di vita, scolastici e sociali, si osservano sempre più spesso bambini incapaci di tollerare la frustrazione, in preda ad ansia da prestazione e insofferenza per l’errore.

Ciò che salva, condanna

Nel tentativo di far fronte alla paura, la persona mette in atto una serie di comportamenti che nell’immediato sembrano aiutare a gestire la paura ma che nel lungo termine, non solo non risolvono il problema, ma lo alimentano e lo aggravano ancora di più in un circolo vizioso patogeno. Individuare e interrompere i propri tentativi fallimentari è il primo passo per una gestione efficace della paura; ecco i principali comportamenti.

L’evitamento

Chi ha paura di sbagliare fugge sistematicamente dalle situazioni considerate pericolose perché espongono al rischio dell’errore e del fallimento, ma cosi facendo si condanna ad un circolo vizioso che aumenta e rafforza la paura stessa. Se, da una parte, evitare le piccole grandi prove che la vita propone, fa sentire la persona sollevata e al sicuro, dall’altra conferma e aumenta la percezione di incapacità limitando progressivamente la libertà di azione, fino alla strutturazione, nei casi più severi, di una vera e propria patologia fobica. Le parole del poeta e scrittore Fernando Pessoa esprimono magistralmente le conseguenze di questo copione: “porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato”.

Il rimandare

La paura di sbagliare spesso conduce la persona al rimandare azioni e decisioni, procrastinando. In questi casi non ci si riferisce al rimandare scelte complesse per prendersi il giusto tempo di riflessione o analizzare un problema difficile di cui non si conoscono tutti gli elementi, ma all’atteggiamento del posticipare ad un domani indefinito ciò che si potrebbe già fare.
Il rimandare rappresenta una delle trappole mentali più subdole e pericolose: quando si rimanda si ha infatti l’illusione di scegliere e di essere in grado di confrontarci con la situazione temuta, in una sorta di sottile autoinganno, per cui si dice a se stessi “lo farò, ma domani o nel futuro”, ma la tragica conseguenza del rimandare è quella di mettere in attesa la propria vita.

Delegare ad altri

Il timore di sbagliare può condurre a delegare ad un altro, ritenuto più capace, ad esempio il partner, ciò che si pensa di non essere in grado di affrontare o fare. La persona non si ritiene all’altezza, o valuta il compito troppo faticoso e complicato; in entrambi i casi, evitando di agire in prima persona, si preclude la possibilità di imparare ad avere fiducia in sé stessa e, rinunciando, consegna il suo potere di scelta all’altro. Il delegare ciò che dovrebbe essere svolto in prima persona, conduce a dubitare sempre di più delle proprie capacità e a sviluppare una vera e propria dipendenza relazionale. Di nuovo, cercare di fuggire dalla paura, delegando ad altri la decisione e l’onere della responsabilità, non fa che peggiorare e amplificare la paura stessa.


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