Danzaterapia, il corpo esprime e comunica

Autore: Dott.ssa Anna Maria LagomaggioreDott.ssa Mara ConteDott.ssa Marina Massa

Questa disciplina utilizza il movimento, l’espressione del corpo, il processo creativo e la relazione come principali mezzi d’intervento per favorire l’equilibrio fisico, emotivo e mentale  

Ogni attimo della nostra vita è accompagnato da un movimento nel nostro corpo: il ritmo anche lieve del respiro, la forma che cresce e decresce, un piccolo spostamento del peso, un sussulto in una parte del corpo. Il movimento, sempre presente finché il cuore batte, diviene nella Danzamovimentoterapia (DMT) ciò che Rudolf Laban (studioso del movimento vissuto nella prima metà del 900 al quale dobbiamo la “Laban Movement Analysis” (LMA) un sistema per osservare leggere e descrivere il movimento) chiamava “terra del silenzio, linguaggio silenzioso”. Proprio attraverso questo linguaggio, che ha una propria grammatica ed è più arcaico rispetto a quello verbale, si rivelano aspetti intimi e spesso inconsci della propria storia e di quello che si è come individui. Per questo la danza ed il movimento possono costituire così un importante strumento trasformativo e di cura.

La Danzamovimentoterapia

Si tratta di una disciplina specifica che considera la persona nella sua interezza. La DMT utilizza il movimento, l’espressione del corpo, il processo creativo e la relazione come principali mezzi d’intervento per favorire l’equilibrio fisico, emotivo e mentale, promuovere processi di crescita emotiva, sociale e psicologica, permettere con tecniche specifiche di accostarsi alla persona ed ai suoi eventuali disagi nel rispetto profondo dell’unicità della sua esistenza, riscoprendone le risorse e le sorgenti creative. Oggi in Italia la Danzamovimentoterapia è una disciplina che opera in molti settori e in diversi contesti istituzionali e privati come centri riabilitativi, cooperative, scuole, consultori, carceri, comunità terapeutiche, psichiatriche, RSA. Le sedute si rivolgono a bambini, adolescenti, adulti, anziani e possono essere all’interno di un setting individuale o in gruppo a seconda della tipologia dell’utenza e degli obiettivi specifici che ci si pone. La DMT è consigliata non solo quando ci sono problematiche conclamate (specifiche patologie o disturbi d’ansia, alimentari, ecc.) o disagi, blocchi e stasi ma anche per promuovere benessere e salute in un circuito positivo verso una maggiore crescita interiore, consapevolezza di sé, migliore capacità di relazionarsi con sé e con gli altri. Il Danzamovimentoterapeuta in Italia è una figura professionale che diventa tale dopo una specializzazione almeno triennale, all’interno della quale apprende i principi cardini di questa appassionante professione.

Una disciplina ad orientamento psicodinamico

La Danzamovimentoterapia a orientamento psicodinamico nasce negli anni quaranta negli Stati Uniti e deve le sue origini a danzatrici e danzatori sensibili che scoprirono il potenziale comunicativo del movimento e dell’espressione del corpo. Integrando le loro scoperte con i concetti di matrice psicoanalitica essi cominciarono così a fondare le basi di questa nuova disciplina utilizzata come mezzo e strumento di integrazione e crescita emotiva, sociale e psicologica. Il lavoro e gli studi dei vari autori hanno intuito nel tempo il potenziale terapeutico e trasformativo che il corpo e il movimento possono avere in una relazione di cura, confermato poi anche dalle ricerche ed evidenze scientifiche più recenti che spaziano dalla Psicologia evolutiva alle Neuroscienze e alla Psicobiologia. Infatti, così come è ampiamente documentato dalla letteratura psicologica e psicoanalitica, è proprio attraverso il corpo che avvengono i primi scambi tra bambino e caregiver ed è proprio la qualità di questo scambio a dare avvio a quello che il famoso Pediatra e Psicoanalista Donald Winnicott chiama “l’insediamento della psiche nel corpo”. Tale processo è fondamentale per il processo di crescita del bambino e per una vita sufficientemente sana dell’adulto che sarà. Le esperienze psicomotorie costituiscono inoltre i prerequisiti su cui si sviluppano tutte le successive competenze, anche quelle cognitivo-simboliche più sofisticate.

Danza come linguaggio dell’anima

La parola “danza” va intesa non come atto performativo, non si devono raggiungere infatti risultati immediati o avere determinate capacità. Con il termine “danza” intendiamo quel “linguaggio dell’anima” che ci dona la possibilità di poterci collegare alle profonde valenze trasformative del processo creativo attraverso il movimento, che diventa danza proprio perché, all’interno di un determinato contesto/ setting, viene visto, letto e compreso nelle sue comunicazioni più profonde e personali. Non si ricerca la bellezza del gesto ma la sua forza comunicativa; attingendo alle tracce incise nella memoria del corpo il soggetto ha la possibilità di assimilare elementi che favoriscono e alimentano anche una trasformazione psichica. Il movimento assume quindi una valenza simbolica, all’interno di una relazione che sa vedere, accogliere e riconoscere i bisogni e le emozioni in esso contenute.


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