Intelligenza emotiva, l'importanza della scuola

Autore: Dott. Danilo Pasotti

Bambini e ragazzi con un buon livello di intelligenza emotiva riescono ad apprendere con più efficacia e a relazionarsi meglio con gli altri 

Da qualche anno la ricerca scientifica in ambito psicologico si è occupata del concetto di “intelligenza emotiva”, accanto a quello precedentemente studiato dell’intelligenza propriamente detta, misurata attraverso il quoziente intellettivo. Da queste ricerche è emerso che non solamente le caratteristiche dell’intelligenza propriamente detta sono indispensabili allo sviluppo cognitivo del bambino e utili nelle sue capacità scolastiche e quindi all’apprendimento, ma risulta un fattore rilevante anche l’intelligenza emotiva o emozionale. Quindi lo sviluppo cognitivo e lo sviluppo emotivo del bambino interagiscono a vicenda andando a potenziare le sue risorse.

Intelligenza emotiva e rendimento scolastico

Bambini e ragazzi che hanno un buon livello di intelligenza emotiva riescono ad apprendere meglio e con più efficacia, sono più partecipi alle lezioni scolastiche, interagiscono meglio con il gruppo dei pari e con gli insegnanti; invece, bambini e ragazzi che hanno un minore livello di intelligenza emozionale risultano avere problemi a scuola, scarsa attenzione, difficoltà relazionali con i coetanei e anche con gli adulti. Quanto detto non sorprende se pensiamo, ad esempio, all’influenza che l’ansia esercita sulle prestazioni cognitive: infatti, un normale livello di ansia favorisce una prestazione migliore perché mobilita le risorse dell’individuo per far fronte alla situazione richiesta; invece, un elevato livello d’ansia va ad influire negativamente sulle prestazioni cognitive. Lo stesso vale per le emozioni propriamente dette: anche in questo caso una gestione efficace delle emozioni, associata ad un livello di attivazione non troppo elevato, non intralcia lo sviluppo cognitivo, anzi va proprio a rafforzare l’apprendimento, permettendoci di ricordare meglio quello che ci ha coinvolto affettivamente, siano emozioni positive o negative. Nel caso in cui il livello di attivazione sia eccessivo, e quindi non ci sia una buona regolazione emozionale, si verifica, al contrario, un’interferenza negativa sulle prestazioni cognitive e sull’apprendimento.

Gestione delle emozioni e intelligenza emotiva

La gestione delle emozioni è un processo attivo fin dalla nascita e il bambino impara a raffinare questa competenza nella relazione con le figure di riferimento, quindi i genitori. Quando inizia ad andare a scuola il bambino è ancora in fase di affinamento di questa competenza emozionale, sia nelle relazioni che nella crescita cognitiva. L’intelligenza emozionale è stata descritta in diversi modi e da svariati autori (Goleman 1995) ma si possono comunque riscontrare punti in comune e arrivare quindi a un concetto concorde. Sostanzialmente gli aspetti importanti dell’intelligenza emotiva sono una buona capacità di riconoscere le proprie emozioni in tutti quanti i suoi livelli (fisiologico, mentale e comportamentale), sapere dare un nome a queste emozioni e saperle gestire adeguatamente. Un altro aspetto importante dell’intelligenza emotiva è quello di sapere riconoscere l’espressione emotiva nelle altre persone, facendoci pertanto comportare coerentemente e in sintonia con la persona che ci sta di fronte. Questa capacità è strettamente legata ad un altro aspetto, che fa sempre parte dell’intelligenza emozionale, e che è definito “empatia”, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri.
All’interno dell’intelligenza emotiva uno spazio importante è occupato dalla regolazione delle emozioni: non basta solo percepire e riconoscere l’emozione, ma occorre anche saperla regolare nell’espressione, senza creare danno a se stessi e agli altri. Inoltre, se ci troviamo in un contesto in cui è meglio trattenere piuttosto che dare sfogo all’emozione che stiamo provando, è altrettanto importante sapere posporre l’espressione dell’emozione al momento in cui questa si possa veramente esprimere.

Il ruolo delle emozioni ...

Le emozioni sono componenti fondamentali ed ineliminabili del nostro essere persone e hanno uno scopo e una funzione per la nostra sopravvivenza. La paura è un’emozione direttamente collegata alla nostra sopravvivenza spingendoci, ad esempio, a guardare in entrambe le direzione prima di attraversare la strada. Anche la tristezza e il dolore sono emozioni fondamentali che indicano che qualcosa ci sta facendo soffrire, spronandoci quindi a ripristinare uno stato di equilibrio, ad esempio attraverso il pianto, per esprimere il nostro dolore, o cercando conforto in una persona cara.
Il problema sorge non tanto quando proviamo queste emozioni, ma quando non siamo in grado di regolarle in maniera ottimale. Per esempio, quando la paura diventa eccessiva ci blocca piuttosto che farci affrontare la situazione, o quando la tristezza e il dolore non possono venire espressi per qualche motivo possono provocare altri problemi a livello cognitivo o anche a livello somatico. Tornando a parlare dell’intelligenza emotiva, vari studi hanno dimostrato che i bambini e ragazzi con elevata intelligenza emotiva cadono poi meno frequentemente in comportamenti devianti quali uso di alcol, sostanze stupefacenti, tabacco, atti vandalici, bullismo e problemi comportamentali con gli altri ragazzi. Sono invece maggiormente predisposti ad attuare comportamenti pro-sociali e adattivi, ad essere più empatici nelle relazioni con gli altri, ad ottenere maggiori risultati scolastici e nella vita in generale.

... e della scuola

Nel tempo si è visto come sia importante intervenire in ambito scolastico e cercare di promuovere l’intelligenza emotiva e le competenze ad essa associate negli alunni, facendo un lavoro di vera e propria “alfabetizzazione emozionale”. La scuola si configura come un “buon luogo” dove inserire questi interventi di prevenzione ed educazione emotiva, con l’obiettivo di migliorare la capacità degli alunni di apprendere e di stare meglio in classe con i compagni e gli insegnanti.
Inoltre, è proprio all’interno della scuola e delle attività scolastiche che si rende necessaria una buona correlazione tra aspetti emotivi e cognitivi dell’alunno, proprio perché una cattiva regolazione degli stati emozionali ha un’influenza negativa sulle prestazioni scolastiche e quindi anche sul futuro lavorativo del ragazzo.


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