Autore: Dott. Paolo Rognini

Lo stress e il sovraccarico di stimoli generati dalla vita in città possono sfociare in disturbi di natura psichica o malattie organiche   

Per entrare nella questione della complessa relazione tra ambiente e salute psicosomatica ci si avvale di una disciplina scientifica di recente introduzione: la Psicologia Socio- Ambientale. Essa studia l’interazione tra il comportamento umano e l’ambiente, cercando di comprendere le trasformazioni del “fattore umano” in funzione di quello ambientale, e viceversa, all’interno di un unico processo interattivo circolare. Appare evidente che la Psicologia Socio-Ambientale rifiuta un modello che consideri soltanto l’individuo, trascurando i fattori esterni, e concepisce invece l’uomo in una costante ed imprescindibile interazione con l’ambiente che lo circonda. I confini tra campagna e ambiente urbano, sempre più netti durante il pieno sviluppo industriale, oggi hanno ceduto il passo alla città diffusa: il cosiddetto “sprawl urbano”. Le città contemporanee stanno inglobando progressivamente immense superfici agricole, con aree adibite a centri commerciali, industriali, snodi, aree di scambio, interporti, megastrutture per impiantistica, poli per lo stoccaggio di merci, parcheggi, depositi. Enormi spazi “divorati” dal cemento e dall’asfalto. L’ambiente urbano è un luogo complesso, che può fomentare rivalità economiche e aumentare l’aggressività, incrementando la competitività: è nelle città, ad esempio, che si verifica la massima ostentazione degli “status symbol”, nel tentativo di elevare il proprio status socioeconomico.   

Psicopatologie urbane  

La città produce malattia. Le “patologie urbane”, un termine coniato all’inizio degli anni ‘80, si riferivano all’insieme di malattie organiche legate ai disturbi respiratori causati dall’inquinamento atmosferico e alle malattie professionali da rumore stradale contratte da molti lavoratori. Oggi l’esclusiva attenzione alle malattie organiche è stata superata. Si preferisce piuttosto parlare di disturbi psicosociali oppure di psicopatologie urbane. In questo senso, l’ambiente urbano risulta il luogo tipico di proliferazione dei disturbi e delle condotte antisociali favorite dalle forme di inquinamento e affollamento. In tale estensione rientrano le anomalie psicologiche, i disturbi di natura psichica e relazionale per i quali è imputato non solo l’inquinamento acustico da traffico veicolare, ma anche lo stile di vita, a partire dai ritmi frenetici della vita quotidiana. Così, alle patologie organiche si aggiungono le alterazioni del sistema neurovegetativo (che controlla le funzioni involontarie dell’organismo umano), del ritmo sonno-veglia, del tono dell’umore. Significativa è la diffusione di importanti manifestazioni di disagio psichico indotte dallo stress, oltre all’insorgenza di molteplici disturbi del comportamento: dal Disturbo Ossessivo Compulsivo al Disturbo da Attacco di Panico, dal Disturbo Antisociale di Personalità a tutti i disturbi del comportamento alimentare. Si possono rilevare anche alterazioni della condotta, con manifestazioni di antisocialità ed aggressività, fino ad arrivare alle alterazioni dell’identità, all’anomia (l’assenza di norme) o a sentimenti di forte e completa deresponsabilizzazione. Queste caratteristiche patologiche non rappresentano peculiarità esclusive dell’ambiente urbano, ma si verificano con molta maggior frequenza tra gli abitanti delle città piuttosto che tra quelli dei centri minori e delle aree rurali.  

Alienazione e solitudine  

Si può sicuramente affermare che l’ambiente urbano possa generare due condizioni psicologiche ricorrenti: la mancanza di riconoscibilità e la solitudine. Quest’ultima, in particolare, è originata dalla situazione alienante dell’affollamento urbano. Tra i sottoinsiemi di queste due grandi condizioni psicosociali vi sono, poi, l’anonimato, la diffidenza, il sovraccarico, lo stress, la tensione. Ma, in definitiva, perché gli individui reagiscono in modo patologico a determinati stimoli ambientali? Perché l’animale umano è “costruito” per vivere immerso in un tipo di stimolazione sensoriale “naturale”, in cui colori, odori e suoni sono assai diversi da quelli offerti dall’artificiale città contemporanea. Rumori (attività umane, traffico), monocromatismo (prevalenza del grigio), odori sgradevoli, sostanze chimiche (inquinamento atmosferico) e, in generale, affollamento e senso di costrizione producono moltissime reazioni di disadattamento.  


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