Discalculia, se capire i numeri è difficile

Autore: Dott. Gianni Lanfaloni

La Discalculia è un disturbo dell’apprendimento che può manifestarsi nonostante un’intelligenza adeguata e un ambiente favorevole 

La Discalculia o Disturbo Specifico delle Abilità Aritmetiche è forse il meno conosciuto tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma riguarda il 19,3% degli studenti con DSA e si manifesta con difficoltà importanti nell’automatizzazione dei processi di calcolo sia mentale che scritto, nell’acquisizione e recupero dei fatti numerici e, in generale, nel comprendere e operare con i numeri.

Le difficoltà principali

I bambini con Discalculia non riescono a fare calcoli in modo automatico, non riescono a fare numerazioni progressive e/o regressive, ad imparare le procedure delle principali operazioni aritmetiche e a memorizzare quelli che vengono definiti “fatti aritmetici”, come per esempio le tabelline o altre combinazioni come le somme nell’ambito delle prime due decine. Gli studi più recenti evidenziano come la Discalculia abbia una base neurologica diversa dalla Dislessia: l’intelligenza associata al riconoscimento delle quantità, sulla quale poggia il sistema simbolico del numero che a sua volta funge da stimolo per lo sviluppo dell’intelligenza numerica, ha un’origine innata.
Le difficoltà riscontrate dai bambini/ragazzi con Discalculia si manifestano non solo nell’attribuire al simbolo (il numero) il corretto valore analogico e nelle procedure di calcolo, ma anche nella comprensione della posizione delle cifre. I simboli numerici, infatti, sono solo 10, ma la loro combinazione è molto complessa. Altre volte vi sono difficoltà di orientamento e sequenzialità spaziale: ad esempio spesso il numero 9 viene confuso con il 6, il 3 scritto al contrario, il 13 con il 31, ecc.

Ripercussioni e criticità

Come nel caso degli altri DSA, il bambino con Discalculia può mostrare difficoltà in quei compiti basati su forme di automatizzazione: riconoscere destra/ sinistra, memorizzare e recuperare sequenze quali i giorni della settimana, i mesi dell’anno, l’alfabeto (con ripercussioni sull’uso del dizionario, dell’elenco telefonico, ecc.), leggere l’orologio analogico, memorizzare termini specifici delle discipline, date, ecc. Le criticità riscontrate possono riguardare uno o più aspetti che caratterizzano le abilità aritmetiche: il sistema del numero, il sistema del calcolo e il senso del numero, quest’ultimo considerato alla base dello sviluppo delle abilità aritmetiche.

Indipendente dall’istruzione

In letteratura, è ormai condivisa l’idea che una capacità di valutazione/elaborazione delle quantità numeriche di tipo primario sia indipendente dall’istruzione, si tratta di un concetto intuitivo di quantità che permette di identificare immediatamente il valore numerico di piccole quantità (numerosità comprese fra 1 e 4/5) senza dover contare (fenomeno che viene definito “subitizing”). Quando invece abbiamo a che fare con numerosità più grandi, ci viene in aiuto un’altra abilità, che sembra essere anch’essa di origine innata, si tratta dell’abilità di stima, cioè di numerazione approssimativa di una quantità.
Una debolezza nel riconoscimento delle grandezze numeriche, che impedisce di fatto una corretta corrispondenza tra i nomi dei numeri (che vengono appresi come routine linguistiche) e le quantità, comporta quella che viene definita Discalculia evolutiva pura o profonda, una condizione molto rara la cui principale difficoltà si colloca a livello semantico, per questo viene detta anche Discalculia semantica.

Il senso del numero

I processi semantici, che sono i primi a comparire (già nei neonati) riguardano la comprensione delle quantità in termini di numerosità. Implicano capacità di stima, di comparazione, di seriazione e conteggio di oggetti e vanno a costituire il sistema del senso del numero. Questi vengono progressivamente affiancati dai processi lessicali (che regolano il nome del numero) e dai processi sintattici (che rappresentano la “grammatica interna” relativa al valore posizionale delle cifre).
In particolare, i meccanismi lessicali permettono di codificare, attraverso il nome, le quantità e, poiché il codice può essere verbale o scritto, consentono di operare una transcodifica bidirezionale da un codice all’altro. In altre parole, la “quantità” ha bisogno di essere tradotta in un nome (parlato e scritto) che la rappresenti: per esempio la quantità “X” può essere denominata “25” e grazie ai meccanismi lessicali siamo in grado di dire verbalmente “venticinque” anziché “due-cinque”, mentre dal punto di vista scritto siamo in grado di scrivere “25” e non “20-5”. I meccanismi lessicali sono integrati dai meccanismi sintattici, che permettono di attribuire un valore posizionale a una determinata cifra. A seconda, infatti, della posizione che occupa, una cifra può rappresentare l’unità, la decina, il centinaio, ecc. Se si intende scrivere 43, non si può porre a sinistra il “3” e a destra il “4”, perché altrimenti scriveremmo 34. I bambini con DSA possono scrivere “43” e leggere “34”, o avere difficoltà nella gestione dei numeri che contengono lo “zero”. Uno strumento utile in questi casi è un’apposita griglia per differenziare gli spazi in cui posizionare le cifre in base al loro valore di unità, decine, centinaia, ecc.


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