
Come affrontare il problema
Il web è uno strumento altamente pervasivo, e questa è un’ulteriore difficoltà per chi sviluppa una dipendenza nei suoi confronti. Mentre con l’alcol e le droghe si può arrivare ad astenersi completamente, non è ormai quasi più possibile escludere il computer dalle nostre vite. Non resta, dunque, che sforzarsi di riequilibrare i tempi e i modi d’accesso.
Quando un familiare nota segnali che possono destare preoccupazione, è bene parlare con il diretto interessato in modo chiaro e aperto, evitando di giudicare o stigmatizzare, o addirittura proibire l’uso del computer. Un semplice esercizio potrebbe essere quello di scrivere su un foglio il numero di ore che ogni giorno si dedicano a scuola, studio, uscite con gli amici, attività sportive, e confrontarle con il tempo trascorso guardando la televisione e navigando. Se le ore trascorse su internet risultano eccessive, occorre avviare una riflessione sulle cause che spingono a questi comportamenti, ragionando sulla necessità di darsi dei tempi e di imparare a disconnettersi quando si studia, si legge o si guarda un film.
Il passo più difficile, ma necessario, è poi quello di interpellare Psicoterapeuti o Centri che curano le dipendenze perché solo Specialisti preparati possono aiutare i diretti interessati e le loro famiglie a riconoscere e lavorare sulle cause che hanno portato a trovare nella dipendenza un palliativo, una risposta autocurativa in realtà disfunzionale, poiché si rivela essa stessa un problema.
Il Cyberbullismo
Un altro uso distorto della rete, che purtroppo pare essere sempre più diffuso, è legato al Cyberbullismo, caratterizzato dall’uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, escludere uno o più ragazzini che diventano vittime del bullo tecnologico. Queste reiterate umiliazioni e molestie possono avere effetti psicologici molto dannosi sulle vittime che, sentendosi sole, esposte e sfiduciate, possono maturare disturbi depressivi. L’illusione dell’anonimato e la mancanza di feedback emotivo (il cyberbullo spesso agisce dietro una maschera virtuale e non percepisce nel momento in cui attua le sue vessazioni il dolore che provoca alla vittima perchè questa non è fisicamente presente) abbassa i livelli di autocontrollo e rende i vessatori più disinibiti. Spesso cyberbulli e vittime sono più simili di quanto si possa immaginare, perché in buona parte dei casi partono da storie simili di disagio familiare, di attaccamento insicuro che limita la capacità di sentirsi compresi e ascoltati, di entrare in rapporto con gli altri in modo empatico. Alle volte gli stessi cyberbulli sono stati oggetto di atti di bullismo e hanno incamerato rabbia e impotenza che continuano a riproporre sfruttando sempre lo stesso modello interiorizzato.
Il dialogo come migliore prevenzione
Occorre sempre tenere presente che la prevenzione maggiore è costituita dalla relazione di fiducia che i genitori hanno instaurato con i figli, che si basa sulla loro capacità di ascoltare i ragazzi, comprendere le loro esperienze, cogliere i bisogni e i desideri aiutandoli a riconoscerli, anche quando è necessario che loro accettino di rimandarne la realizzazione ad altri momenti. Dare limiti e regole è dunque importante, ma ancor prima è necessario curare il dialogo, conoscere gli amici dei figli, agevolarli nello sviluppare interessi in attività extracurricolari, mantenere legami forti con le istituzioni (come associazioni culturali, sportive o ricreative), fornire ai più giovani un’educazione, compresa quella sessuale, quanto più completa possibile, perché il rischio maggiore è che la rete si sostituisca alla famiglia nel veicolare convinzioni e comportamenti non sempre corretti.