Negli ultimi decenni sono stati elaborati vari metodi finalizzati ad applicare la Meditazione al processo di cura di alcune patologie, sia organiche che psicologiche, per migliorare la qualità di vita dei Pazienti.
Fra le varie pratiche di Meditazione applicate in ambito clinico, ricordiamo la Meditazione Vipassana, la Meditazione Trascendentale, la Mindfulness, la Risposta di Rilassamento di Benson. Quest’ultima, in particolare, è una pratica messa a punto da Herbert Benson e rappresenta la pietra miliare del Modello Mente- Corpo, un innovativo modello scientifico che ribalta l’antico paradigma cartesiano della Medicina, ovvero ritiene che non esista separazione fra ciò che avviene a livello psichico e fisiologico, dimostrando che ogni fenomeno è in continua sincronia con il tutto. La dimensione emotiva produce risposte non solo a livello di comportamento, ma anche a livello neurologico, endocrinologico (ormonale) ed immunitario. Sulla scorta di tali premesse, il Modello Mente- Corpo prevede l’utilizzo di pratiche di cura che agiscano in sinergia su entrambi i livelli.
Ancorati al presente
Meditare significa esercitare una presenza mentale continuativa su un solo oggetto di osservazione: può essere il respiro, un suono, un oggetto fisico, un concetto o un’azione. Essere consapevoli di ciò che accade momento per momento, mentre l’attenzione è focalizzata su un punto, induce la mente ad assumere un atteggiamento non giudicante, accettando sia ciò che è esterno a noi, che i propri pensieri ed emozioni. La Meditazione può quindi essere considerata come un esercizio che aiuta a rimanere ancorati al presente, evitando l’incessante lavorio mentale ed il circuito delle reazioni inconsapevoli alle emozioni. Diversi studi empirici hanno dimostrato che la Meditazione è in grado di esercitare effetti benefici dal punto di vista psichico e fisico, sia in persone affette da disturbi che negli individui sani. In particolare, alcuni studi hanno evidenziato un netto aumento delle onde cerebrali lente (onde teta) prodotte dall’attività cerebrale: ciò evidenzia un potenziale effetto di regolazione del sistema dello stress, con riduzione del cortisolo (fondamentale ormone dello stress) e della noradrenalina. Ma la pratica regolare della Meditazione può determinare anche altri effetti, come l’aumento notturno della melatonina (ormone che regola il sonno) e l’aumento della produzione di serotonina (neurotrasmettitore di grande rilievo per l’umore e la regolazione del senso di fame e sazietà). Tutto ciò si traduce a livello psichico in un senso di rilassamento profondo che non offusca l’attenzione, bensì la potenzia, e conferisce una maggiore capacità di adattamento e gestione dello stress.
Benefici della Meditazione
La Meditazione Tibetana è alla base del progetto “ArmoniosaMente”, messo in atto dal Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’AUSL di Bologna, Gioacchino Pagliaro, massimo esponente in Italia per l’applicazione delle pratiche Mente- Corpo in ambito clinico. Il Dottor Pagliaro ha infatti elaborato un protocollo che integra la Psicoterapia con alcune pratiche bio-energetiche di Qi Gong e Meditazione. Il progetto “ArmoniosaMente” viene oggi applicato a Pazienti con Sclerosi Multipla, Pazienti oncologici e cardiopatici. Il primo studio che ha messo in luce i potenziali benefici della Meditazione sui Pazienti affetti da Sclerosi Multipla è stato quello effettuato da Paul Grossman e da Ludwig Kappos. L’equipe svizzera ha coinvolto un gruppo di Pazienti cui sono stati insegnati alcuni esercizi di Meditazione da ripetere a casa. Considerati i principali sintomi psicologici correlati alla malattia, i Pazienti coinvolti hanno registrato una notevole diminuzione dei sintomi connessi a depressione, fatica e ansia (il 30% in meno rispetto ai valori iniziali), a differenza dei Pazienti del gruppo di controllo, cui non erano state insegnate le tecniche di Meditazione. Fatica, depressione e ansia sono problemi comuni nei Pazienti con Sclerosi Multipla e, purtroppo, i trattamenti farmacologici hanno un effetto minimo sulla qualità della vita. Pertanto, ogni trattamento secondario efficace può essere di grande aiuto.