Autore: Dott. Federico Vigevano

La terapia deve mirare al massimo sollievo dalle crisi, minimizzando gli effetti collaterali e mantenendo l’attenzione sugli aspetti cognitivi e sociali

L’1% della popolazione italiana soffre di Epilessia, una malattia che nei momenti acuti può manifestarsi con molteplici e differenti aspetti che vanno dal pianto accompagnato da flessioni del tronco e degli arti nel neonato fino ad arrivare alle vere e proprie perdite di coscienza o alle convulsioni nell’adulto.
La variabilità dei segni con cui si evidenziano le crisi è infatti legata a due fattori: l’età, in quanto il bambino, che ha un cervello ancora “immaturo”, presenta crisi diverse dall’adulto, e la zona del cervello che dà origine alla crisi, in quanto, ad esempio, una crisi che interessa l’area del cervello che comanda i movimenti del braccio destro, farà scuotere questo arto, mentre una crisi che interessa l’area del cervello che presiede alla vista, nell’emisfero di sinistra, provocherà allucinazioni visive e farà deviare gli occhi verso destra.
L’Epilessia si manifesta a tutte le età anche se, in oltre il 60% dei casi, l’esordio avviene in età pediatrica. Alla base della crisi vi è una scarica elettrica abnorme di una zona più o meno vasta di neuroni cerebrali e la crisi, nella sua espressione clinica, rispetterà la funzione dell’area del cervello coinvolta. Ogni area del nostro cervello svolge infatti delle funzioni specifiche che conosciamo ormai da tempo come risultato di studi iniziati più di un secolo fa. Se la crisi interessa solo un’area ristretta di un emisfero cerebrale, parliamo di crisi “parziale” o “focale”, se invece interessa ambedue gli emisferi, parliamo di crisi “generalizzata”.
Qualsiasi lesione cerebrale congenita, come le malformazioni e le patologie prenatali, o acquisita, come gli esiti dei traumi cranici o degli accidenti vascolari, può provocare crisi epilettiche. Un terzo delle Epilessie è invece dovuto a predisposizione genetica.

Arrivare alla diagnosi

Cardine della diagnosi e di una corretta terapia è l’Elettroencefalogramma o EEG, esame del tutto innocuo con cui registriamo l’attività elettrica cerebrale, che ci permette di evidenziare l’anomalia nella funzione dell’attività elettrica cerebrale e di capire di che tipo di crisi soffre il Paziente. Inoltre, con il supporto di sistemi Video-EEG, ricorrendo ad esami di lunga durata (anche 2-3 giorni), possiamo anche registrare le crisi e, correlando la scarica elettrica patologica con il comportamento del Paziente al momento della crisi, avere ulteriori importanti informazioni. In particolare, analizzando la sequenza degli eventi, possiamo ipotizzare da quale area del cervello origina la crisi.
Gli esami radiologici come la T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata) e soprattutto la R.M.N. (Risonanza Magnetica Nucleare) ci permettono in molti casi di capire quale sia la causa dell’Epilessia, in quanto sono in grado di evidenziare la natura e la sede della lesione cerebrale.


Pagina precedente 1/3 Pagina successiva »