Colesterolo, un nemico da combattere

Autore: Prof. Claudio Di Veroli

 


Altri fattori di rischio

Il Paziente che presenta un’alterazione della concentrazione dei grassi presenti nel sangue (40-60% dei casi) è spesso portatore di Ipertensione (pressione alta), anche a causa della rigidità della parete delle arterie conseguente all’Aterosclerosi. A tali soggetti, quindi, è importante controllare la pressione arteriosa con una regolare misurazione dal Medico (obiettivo: 130/80) e/o con l’auto-misurazione domiciliare (obiettivo: 120/80). Un rapporto esiste verosimilmente anche nel soggetto dislipidemico con il Diabete del secondo tipo o con la Sindrome Metabolica. Questi ultimi si caratterizzano per avere un quadro lipidico tipicamente alterato ovvero con un’alta probabilità di presentare importanti danni cerebro- cardio-vascolari.

Terapia e stile di vita

Una valutazione combinata e sintetica degli studi clinici di intervento farmacologico indica che la costante riduzione della colesterolemia induce un importante decremento dell’incidenza di eventi clinici su base aterosclerotica. La terapia farmacologica deve essere preceduta e accompagnata da un idoneo stile di vita. In pratica, un’adeguata attività fisica di tipo dinamico, associata ad una dieta, sia quantitativamente ipocalorica, sia qualitativamente priva di grassi saturi di derivazione animale (latte intero, formaggi, carni rosse, burro, uova, ecc.), ricca di grassi monoinsaturi di derivazione vegetale (olio di oliva, ecc.), di fibre alimentari (pectine, cellulose, ecc.) e di antiossidanti (legumi, frutta, ecc.). Qualora i valori lipidici risultassero ancora alterati, diventerebbe in questi casi imperativo aggiungere una o più sostanze farmacologiche. I farmaci, da soli o variamente associati tra loro, che possono migliorare il quadro lipidico sono:

  • statine: agiscono prevalentemente sulla colesterolemia; sono presenti in commercio da circa 20 anni ed ottimamente tollerate, se si evitano di trattare alcune forme morbose o di coniugarle con alcune sostanze che ne controindicano l’assunzione;
  • fibrati: operano prevalentemente sulla trigliceridemia elevata, aumentando nel contempo il colesterolo HDL; tra i fibrati si preferisce utilizzare il fenofibrato, perché compromette di meno la via metabolica delle statine se dovessero essere associati;
  • ezetimibe: riduce la colesterolemia diminuendone l’assorbimento intestinale; l’associazione farmacologica con le statine da risultati eccellenti;
  • acido nicotinico: incrementa la colesterolemia HDL e possiede un’azione favorevole anche sulla colesterolemia LDL e sulla colesterolemia totale.

    Il trattamento, ovviamente, deve far riferimento a parametri cosiddetti “normali” o di “riferimento”. La probabilità di ricevere un evento aterosclerotico è continua e progressiva ed in particolare ha una maggiore percentuale quando coesiste un danno oppure ha una sua potenzialità lesiva se sono presenti i di fattori di rischio cerebro-cardio-vascolari. In questi non rari casi è necessario aumentare il carico farmacologico per ridurre ulteriormente i valori “lipidici” ed altre eventuali condizioni di rischio.