Autore: Dott.ssa Maria Lombardi

Oltre alle note proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, l’estratto di questa pianta agisce su glicemia e colesterolo cattivo, oltre a produrre benefici neuroprotettivi 

Dorata e dal sapore pungente, la Curcuma è una spezia originaria dell’India, utilizzata da sempre non solo come condimento (è uno degli ingredienti principali del curry), ma anche come preparato terapeutico, sia nella Medicina ayurvedica che in quella tradizionale cinese; è considerata una pianta beneaugurante e un simbolo di prosperità. In breve tempo il suo sapore ha conquistato anche i palati occidentali, facendosi conoscere per la notevole attività antinfiammatoria e antiossidante.

Dalla pianta alla polvere

Quando parliamo di Curcuma, ci riferiamo alla “Curcuma longa”, una pianta appartenente alla  termine indiano-persiano “Kour Koum”, che significa zafferano: infatti è nota anche come zafferano delle Indie. Come tutte le spezie è molto sensibile al calore, alla luce e a valori di pH superiori a 5 ed è caratterizzata da una scarsa solubilità in acqua, cosa che rende la sua biodisponibilità, purtroppo, molto bassa. Come per tutti gli estratti vegetali la sua composizione può cambiare in funzione delle varietà della pianta, del luogo di coltivazione, del processo di estrazione e di molti altri fattori. La parte della pianta che utilizziamo, sia per scopo culinario che medico è il rizoma, una radice sotterranea dalla quale, dopo il processo di essiccazione e la successiva macinazione, viene ricavata la polvere giallo-ocra che tutti noi conosciamo.

I costituenti

I componenti principali della Curcuma sono la curcumina, responsabile della maggior parte delle attività terapeutiche e del tipico colore giallo e il tumerone, che gli conferisce il noto sapore pungente, ma contiene anche flavonoidi e diversi composti fenolici; l’estratto standardizzato presente nelle monografie di ESCOP e della Commissione E tedesca (Ente europeo preposto alla classificazione dei preparati fitoterapici) deve contenere non meno del 3% di curcumina e non meno del 3% di olio essenziale. In base all’utilizzo tradizionale in molte regioni d’Europa e del mondo, l’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) ha approvato l’uso della Curcuma per il trattamento di lievi disturbi digestivi come flatulenza, cattiva digestione e sensazione di pienezza, mentre la maggior parte degli studi scientifici effettuati negli ultimi anni si sono concentrati da un lato sulle attività biologiche della curcumina, con risultati incoraggianti nel trattamento di patologie a base infiammatoria, ossidative e tumorali, dall’altro sulle tecniche per aumentarne la biodisponibilità nell’organismo.

Un potente antinfiammatorio...

Le notevoli proprietà antinfiammatorie della Curcuma trovano giustificazione in alcuni meccanismi d’azione specifici; la curcumina, infatti, interviene in diversi processi di sintesi di molecole tipiche dei processi infiammatori oltre ad alcune interleuchine e citochine, bloccandone la sintesi. Agisce, inoltre, su due enzimi coinvolti nell’infiammazione con un meccanismo simile a quello di molti farmaci antinfiammatori, inibendo sia la cicloossigenasi, come i farmaci antinfiammatori non steroidei che la lipoossigenasi, analogamente agli antinfiammatori steroidei (ad esempio il Cortisone).

... e antiossidante

Non meno importante è l’attività antiossidante, responsabile dell’attivazione del sistema di difesa endogeno che contrasta lo stress ossidativo e che inibisce la perossidazione lipidica, impedendo la formazione di nuovi radicali liberi. La curcumina, quindi, sembra agire sia direttamente, come “spazzino” dei radicali liberi già presenti nell’organismo, che indirettamente risvegliando le nostre difese contro l’iperossidazione; gli studi effettuati, infatti, hanno confermato l’azione antinfiammatoria e antiossidante della curcumina non solo in patologie del tratto gastrointestinale (Morbo di Chron, IBS, Gastriti), ma anche per Malattie sistemiche caratterizzate dalla presenza di infiammazione e radicali liberi (Artrite reumatoide, Patologie autoimmuni e neurodegenerative).

Una spezia, mille potenzialità

Le prime ricerche scientifiche sull’azione della curcumina sulle Sindromi metaboliche (Diabete, Ipercolesterolemia e Ipertrigliceridemia) risalgono all’inizio degli anni Settanta, quando un gruppo di Ricercatori indiani scoprì un abbassamento dei livelli di glicemia nei Pazienti trattati con questo estratto. Da allora i molteplici studi che sono seguiti, sia clinici che in vivo, hanno dato risultati molto incoraggianti: in tutti i Pazienti trattati si è visto un miglioramento del profilo glicemico, della sensibilità all’insulina e una riduzione del rischio di Aterosclerosi. Inoltre, l’utilizzo della curcumina ha contribuito a ridurre i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) e ad aumentare quelli del colesterolo HDL (quello buono). Considerata una pianta amica del fegato, alcuni studi ne hanno dimostrato la capacità di ritardare gli effetti dovuti a Cirrosi epatica, mentre il ruolo contro le Malattie neurodegenerative è stato oggetto di studio del CNR di Catania in collaborazione con il Chemical College di New York e l’Università di Pavia.
I Ricercatori, in particolare, hanno dimostrato come gli effetti antiossidanti della Curcuma rallentino l’insorgenza di patologie come l’Alzheimer; questa azione protettiva sembra provenire non solo dall’attività antinfiammatoria e antiossidante, ma anche da uno dei metaboliti della curcumina, pur non essendo ancora ben chiaro il meccanismo d’azione.


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