Sono quasi 30 milioni le persone nel mondo costrette a fare i conti con il Morbo di Alzheimer, e si stima che entro il 2050 una persona su 85 potrebbe esserne affetta.
Con risvolti psicologici e sociali estremamente complessi, questa patologia colpisce principalmente la memoria e le altre funzioni cognitive, come il parlare e il pensare, alterando le normali attività della persona, provocando cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
Il processo della malattia è generalmente abbastanza graduale: i sintomi appaiono lentamente ma peggiorano progressivamente e irreversibilmente. Le conseguenze di carattere sociale sono notevoli, a causa delle risorse che inevitabilmente mobilita, emotive, organizzative ed economiche, che ricadono sui famigliari dei malati.
Le cause
Tra i fattori predisponenti lo sviluppo della malattia bisogna annoverare sicuramente l’età, la sua incidenza è infatti molto rara al di sotto dei 65 anni e la sua frequenza aumenta con l’aumentare dell’età. A tal proposito è però importante sottolineare che, anche se col passare degli anni le persone tendono a perdere la memoria, non sempre questo sintomo è indice di Demenza di Alzheimer ma, molto spesso, la causa di questo deficit è un processo arteriosclerotico cerebrale (Demenza Vascolare da calcificazione e ostruzione delle arterie cerebrali).
Alcuni studi assumono tra le cause di tale malattia anche una possibile condizione genetica: esiste infatti un gene che è stato associato più frequentemente alla Malattia. È doveroso segnalare che la presenza di questo gene non significa assolutamente che un soggetto sia destinato ad ammalarsi di Alzheimer, esiste un rischio teorico maggiore ma è pur vero che esistono persone portatrici di questo gene che non si sono mai ammalate e che vi sono soggetti non portatori di tale gene che, al contrario, hanno sviluppato la malattia. Il processo degenerativo che conduce alla Malattia di Alzheimer si verifica quando nel cervello i neuroni iniziano a produrre al loro interno una proteina in eccesso, detta betaamiloide, la quale, accumulandosi, forma tipiche placche e i cosiddetti “grovigli neuro fibrillari”. Tali modifiche strutturali all’interno del neurone lo portano prima a mal funzionare e poi a morire.
I sintomi
Tra i sintomi più frequenti che caratterizzano il quadro clinico si osserva:
- incapacità di ricordare eventi recenti (amnesia anterograda), mentre viene mantenuto relativamente un buon ricordo delle vicende passate;
- incapacità di compiere azioni comuni (aprassia), come ad esempio vestirsi, farsi la barba, cucinare e altro ancora;
- incapacità di riconoscere cose prima note (agnosia);
- incapacità a nominare un oggetto, pur riconoscendolo (anomia);
- disorientamento spazio-temporale: l’individuo malato di Alzheimer non è più in grado di rispondere correttamente a domande del tipo “che giorno è oggi?” o “in che stagione siamo?”, “dove ci troviamo ora?”;
- perdita delle capacità di compiere semplici operazioni matematiche (acalculia);
- difficoltà di scrittura (agrafia);
- deficit intellettivi: peggioramento delle capacità di ragionamento, giudizio e pianificazione; • cambiamenti nel tono dell’umore (per es. depressione).