Autore: Prof. Michele M. GuliziaDott.ssa Stefania Angela Di FuscoDott.ssa Fabiana LucàDott. Edoardo GrondaProf. Domenico Gabrielli

Eventuali alterazioni nella produzione degli ormoni prodotti dalla tiroide possono ripercuotersi sul funzionamento del cuore e di tutto l’apparato cardiovascolare 

La tiroide è una ghiandola che si trova alla base anteriore del collo, con il compito principale di produrre ormoni che regolano numerose funzioni del metabolismo e sono essenziali per l’accrescimento dell’intero organismo e per lo sviluppo del sistema nervoso. In particolare, gli ormoni tiroidei contribuiscono alla produzione/consumo di energia a livello cellulare, regolando il metabolismo basale, modulando la sintesi e la degradazione di carboidrati, dei grassi e delle proteine. Inoltre, gli ormoni tiroidei producono importanti effetti sul funzionamento dell’apparato cardiovascolare. In condizioni fisiologiche normali favoriscono l’apporto di nutrienti e di ossigeno a livello tessutale attraverso diversi meccanismi come, ad esempio, favorendo la contrattilità del muscolo cardiaco, aumentando la frequenza cardiaca e dilatando le arteriole periferiche.

Alterazioni della funzione tiroidea

La funzionalità tiroidea può essere indagata attraverso semplici esami del sangue che consentono di misurare le concentrazioni degli ormoni connessi all’attività della ghiandola. Questi includono l’ormone tireotropo noto come TSH (Thyroid-Stimulating Hormone). Vi sono poi gli ormoni prodotti proprio dalla tiroide, rispettivamente FT3 e FT4. Generalmente, se i valori della concentrazione di TSH risultano all’interno dell’intervallo di normalità, non è necessario eseguire ulteriori esami e il Paziente viene definito eutiroideo, cioè con una normale funzione tiroidea. Se, invece, i livelli di TSH sono inferiori rispetto al valore minimo di riferimento, deve essere dosata l’FT4. A questo punto, se la concentrazione di FT4 risulta aumentata, il Paziente viene classificato come ipertiroideo, cioè con una tiroide iperfunzionante.
Invece, nel caso in cui la concentrazione di FT4 sia nell’intervallo dei valori di riferimento, dovrà essere misurata anche l’FT3. Nei Pazienti in cui i livelli di TSH sono al di sopra del limite superiore di normalità e l’FT4 è ridotta, il Paziente viene definito ipotiroideo, cioè con una funzione tiroidea ridotta. Altri possibili esami ematici utilizzati per la valutazione della funzione tiroidea sono il dosaggio della tireoglobulina e la ricerca di specifici autoanticorpi.
Le malattie che interessano la ghiandola tiroidea sono relativamente frequenti e sono più comuni nelle donne. Poiché gli ormoni tiroidei hanno un effetto diretto sull’apparato cardiovascolare, eventuali alterazioni nella produzione e/o secrezione di questi ormoni possono ripercuotersi, in modo sintomatico o asintomatico, sul funzionamento del cuore e di tutto l’apparato cardiovascolare.

Effetti cardiovascolari dell’Ipertiroidismo

Quando gli ormoni tiroidei sono presenti nella circolazione sanguigna in quantità anomala, sia in eccesso che in difetto, determinano numerose alterazioni a carico dell’organismo.
I Pazienti con Ipertiroidismo (produzione eccessiva di ormoni tiroidei) o con Tireotossicosi (eccesso di ormoni tiroidei circolanti nel sangue) presentano palpitazioni, Tachicardia, intolleranza all’esercizio, dispnea da sforzo, aumento della pressione arteriosa sistolica e spesso Fibrillazione atriale.
Gli ormoni tiroidei aumentano il metabolismo basale (l’energia spesa nelle principali funzioni metaboliche vitali) in quasi tutti i tessuti e gli organi del corpo, incluso il cuore, causando un aumento delle richieste metaboliche con un effetto a catena sul sistema cardiovascolare.
L’Ipertiroidismo determina un incremento della contrattilità cardiaca, della frequenza cardiaca a riposo, del consumo di ossigeno, del volume del sangue, del precarico cardiaco, e della gittata cardiaca che si innalza dal 50% fino al 300% in più rispetto agli individui normali.
È stato inoltre dimostrato, da studi sull’uomo e sugli animali, che l’Ipertiroidismo determina Ipertrofia cardiaca.
È importante sottolineare che l’Ipertiroidismo causa anche un aumento della rigidità arteriosa; pertanto l’effetto finale è un aumento della pressione arteriosa sistolica. L’Ipertiroidismo, infatti, ha dimostrato essere una causa secondaria di Ipertensione sistolica isolata, che è la forma più comune di Ipertensione arteriosa.
I Pazienti ipertiroidei hanno caratteristicamente un aumento della frequenza cardiaca a riposo. La Tachicardia sinusale è il disturbo più comune in questi Pazienti.
Nel 2% - 20% dei casi viene riscontrata anche Fibrillazione atriale. È importante sottolineare che non solo nell’Ipertiroidismo conclamato, ma anche nelle forme subcliniche (più lievi) vi è il rischio di Fibrillazione atriale.
È stata inoltre dimostrata un’associazione tra Ipertiroidismo e Insufficienza cardiaca fino allo Scompenso cardiaco conclamato.
Nei Pazienti ipertiroidei, l’intolleranza all’esercizio può derivare dall’incapacità di aumentare ulteriormente la frequenza cardiaca e capacità contrattile o di ridurre le resistenze vascolari come normalmente accadrebbe con l’esercizio.
È possibile che i Pazienti con Ipertiroidismo presentino dolore toracico e alterazioni dell’elettrocardiogramma (ECG) indicative di Ischemia cardiaca e questo avviene più frequentemente nei Pazienti più anziani con Malattia coronarica sottostante nota o sospetta.
Il trattamento farmacologico dell’Ipertiroidismo e la terapia con i farmaci beta-bloccanti determina un miglioramento dei segni e dei sintomi cardiovascolari dell’ipertiroidismo.
È importante sottolineare che, se un disturbo tiroideo viene riconosciuto e trattato precocemente, le ripercussioni cardiovascolari sono spesso reversibili, per cui la diagnosi precoce riveste un ruolo fondamentale.


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