Non si può parlare di Ecologia senza riconoscere in primo luogo che su tutti i temi che ci hanno interessato negli anni scorsi la criticità della situazione è in aumento. Per rispondere alla banale ma al tempo stesso drammatica domanda sul “che fare” non si può che partire da un tentativo di analisi della situazione globale, argomento ampiamente dibattuto in occasione del Congresso “Cosa fare. Il Degrado Ambientale e le Minacce per la Salute”, tenutosi per celebrare il Ventennale della Fondazione della Società Internazionale Medici per L’Ambiente (ISDE).
Iperproduzione e sprechi
Una possibile interpretazione delle radici profonde della crisi che stravolge il pianeta è che la situazione è stata in larga misura determinata da una produzione di merci in quantità progressivamente eccessiva rispetto ai bisogni e alle disponibilità economiche della popolazione mondiale: chi può acquistare è saturo di prodotti e chi avrebbe bisogno di merci è povero. Si può banalmente ammettere che c’è un eccesso di produzione di auto, telefonini, elettrodomestici e cibo, che c’è uno spreco di energia e la difesa ad oltranza dell’uso del petrolio e delle altre fonti fossili di energia. Questa situazione di iperproduzione e di sprechi è il risultato della competizione sfrenata fra i produttori di merci, i quali tendono a produrre e vendere molto a prezzi più bassi possibili, con la conseguenza che si riduce la qualità dei prodotti o si sacrifica la sicurezza e la retribuzione dei lavoratori trascurando ovviamente le spese per ridurre gli effetti dannosi delle attività produttive sulla salute e sull’ambiente.
Un’altra via seguita dai grandi produttori internazionali è quella di costruire merci altamente sofisticate e costose, largamente inutili, ma imposte da imbonimento degli acquirenti attraverso la pubblicità, stili di vita o attraverso la corruzione degli enti decisori. È evidente che questa competizione su questioni che concernono enormi interessi economici genera vere e proprie guerre commerciali per la conquista delle risorse senza esclusione di colpi.