Autore: Dott.ssa Melissa Righi

Questo gustoso ortaggio favorisce il processo digestivo grazie agli oli essenziali in esso contenuti che inducono la secrezione dei succhi gastrici 

Il Porro è una pianta erbacea biennale, appartenente alla famiglia delle Liliacee, stessa famiglia botanica di aglio e cipolla ma, diversamente da aglio, scalogno e cipolla, non forma bulbi sotterranei. Ne esistono due varietà: una a maturazione estiva, più piccola e tenera, l’altra a maturazione invernale, meno tenera e dal sapore più intenso. 

Varietà e caratteristiche

In Italia possiamo trovare due varietà di Porro: il Gigante d’Italia, dal sapore dolce, e il Porro lungo della riviera. La parte commestibile della pianta è una guaina di foglie e il piccolo bulbo. Facile da coltivare dai semi, il Porro ha un sapore dolce e delicato. Risulta croccante quando è crudo e diventa morbido come seta quando è cotto. Può essere selvatico o coltivato. Quello coltivato sembra uno scalogno più grande e più chiaro. Ha un bulbo bianco molto piccolo e foglie dal verde chiaro al verde più scuro che si alzano senza soluzione di continuità da esso in un rotolo stretto. Di solito è largo uno o due pollici e può essere lungo un piede. Ha un profumo dolce che sa di cipolla.
I Porri selvatici, spesso chiamati rampe, sembrano abbastanza simili tranne che sono più piccoli. Il loro sapore è più intenso e simile a quello della cipolla.
Il fusto è costituito da un disco che nella parte inferiore origina un fitto apparato radicale fascicolato, mentre nella parte superiore sviluppa delle lunghe foglie di forma lineare-lanceolata.

Modalità di consumo

Il Porro si può consumare sia crudo che cotto. Consumarlo crudo, naturalmente, ci permette di beneficiare meglio di tutte le sue proprietà.
Solitamente, del Porro si mangia la parte inferiore del fusto, bianca e tenera. Deve essere lavato con cura con molta acqua per pulirlo da terra e sabbia. Successivamente, va eliminata la “barbetta”, ovvero la parte radicale alla base del bulbo e la parte verde superiore. È preferibile tagliarlo al momento dell’uso perché, come altre tipologie di ortaggi, il rischio è che l’ossidazione alteri velocemente il suo status, e perda le suecaratteristiche e proprietà organolettiche che lo contraddistinguono.
Le sue caratteristiche sia visive ma anche fisiche, permettono al consumatore di ricondurre questo ortaggio ad altri simili quali la cipolla e l’aglio. In realtà il Porro è un valido sostituto per esempio della cipolla, in quanto rispetto a quest’ultima, ha un sapore meno deciso. Dei Porri solitamente si consuma la parte bianca, scartando generalmente quella verde. Quest’ultima però si può recuperare in minestre, vellutate e risotti: sarebbe un peccato buttarla, perché è la parte con la maggiore concentrazione di vitamine!

Origine dell’ortaggio

In merito all’origine non ci sono informazioni precise, alcuni la riconducono al medio oriente, mentre altri già alle popolazioni celtiche (circa attorno al 3000 avanti Cristo). Di sicuro la coltivazione di questo ortaggio appare in epoca egiziana, utilizzato sia in cucina che per le sue proprietà anche nella farmacoterapia, anche in epoca greca e romana. Nello specifico appare raffigurato in alcuni geroglifici che mostrano come fosse alla base dell’alimentazione di schiavi e popolazione semplice. In realtà lo stesso Ippocrate fu il primo ad elencare le varie proprietà del Porro, consigliandone il consumo per aumentare la diuresi e la produzione di latte nelle nutrici e per guarire la tisi. Plinio discorreva in merito alle sue proprietà benefiche di miglioramento del tono vocale, se assunto crudo con una frequenza settimanale. Lo stesso raccontava che l’imperatore Nerone infatti, ogni mese, ne consumava regolarmente per conservare una bella voce. Alcuni detti popolari sono a elogiare anche le sue proprietà afrodisiache. Nel Medioevo, la Scuola Medica Salernitana confermava la virtù dei Porri di rendere feconde le fanciulle, e gli erboristi li consigliavano ad uso interno per curare i polmoni e le vie respiratorie, ad uso esterno per fermare le emorragie e contro le punture d’insetto. Nel 1600 usato per stimolare la fecondità delle donne e come alimento afrodisiaco (Jacques du Four de la Crespelière gli dedicò un poema).


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