Autore: Dott.ssa Alessandra Gandolfi

 

Alterazioni psicofisiche

Pare accertato che nella Patologia della solitudine esista una predisposizione genetica, così come nel caso della Depressione endogena. Certamente, comunque, dalla solitudine può derivare la malattia organica, perché è un disturbo psicologico che favorisce alterazioni del sistema immunitario, cardiovascolare e nervoso. Questo spiega i dati epidemiologici, secondo i quali le persone che si isolano dalla società presentano tassi elevati di cancro, infezioni, malattie cardiovascolari e altre patologie, così come rilevato da importanti studi compiuti dalla University of California di Los Angeles, secondo cui tale psicopatologia induce la stimolazione di certi geni coinvolti nei processi infiammatori, mentre limita l’azione dei geni legati alla risposta antivirale e alla produzione di anticorpi. I risultati indicano chiaramente l’esistenza di un’associazione diretta tra l’esperienza soggettiva della distanza sociale e l’alterazione dell’espressione genetica del sistema immunitario.

Le quattro chiavi terapeutiche

Le quattro chiavi per uscire dalla solitudine, suggerite dai ricercatori della UCLA, sono riassunte nell’acronimo inglese EASE.
La prima E, “Extend yourself”, ricorda la necessità di andare oltre se stessi, di ampliare i propri interessi. La A di “Action plans” significa che è necessario applicare un piano d’azione per uscire dalla crisi e convincersi che il senso di solitudine sia qualcosa da cui si debba guarire. La S, “Selection”, sottolinea la necessità di compiere una cernita delle nostre relazioni, in base alla qualità e non alla quantità, in modo che siano più appaganti e possano rendere più sereni. La E finale, “Expect the best”, suggerisce infine di aspettarsi sempre il meglio (anziché il peggio) e rappresenta un invito a un approccio ottimista e consapevole di quali effetti negativi possa avere la solitudine sul benessere psicofisico. Ma al di là delle ricette psicoterapeutiche americane, spesso eccessivamente orientate all’ottimismo e alla positività, considerate panacee di tutti i mali, è fondamentale la presa di coscienza dell’esistenza di questa psicopatologia: forse vecchia come il mondo, ma da poco tempo riconosciuta nella sua incidenza e rilevanza clinica. Una presa di coscienza sia da parte di chi ne soffre, sia di chi si occupa a livello professionale del benessere psicofisico dei Pazienti.


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