Come funzionano le emozioni
Dagli anni ’90 in poi, le ricerche nell’ambito di Neuroscienze e Psicologia hanno evidenziato che, oltre al processo bio-chimico e neuronale attivante specifiche reazioni corporee, le emozioni hanno una dimensione cognitiva, sono cioè interconnesse con la nostra razionalità. Le emozioni sono impulsi ad agire, ossia piani d’azione di cui siamo dotati per gestire in tempo reale le emergenze della vita. Sono il risultato di risposte neurochimiche prodotte automaticamente dal sistema nervoso centrale e periferico, accompagnate da programmi motori che modificano lo stato del corpo e del cervello per consentire reazioni di fuga e di difesa; ma sono anche un potentissimo strumento di comunicazione e relazione tra gli esseri umani. Mediante i cosiddetti “neuroni specchio”, scoperti da un gruppo di Neuroscienziati dell’Università di Parma coordinato dal Prof. Giacomo Rizzolatti, ogni volta che si percepisce uno stimolo visuale e/o acustico si attiva un meccanismo di risonanza sul nostro sistema motorio, tale da mettere in corrispondenza la nostra percezione con le azioni (altrui e nostre) e con le emozioni (ciò che si prova). Alla base dunque dell’apprendimento dei comportamenti necessari al “fare” e allo “stare con gli altri”, esiste un processo senso-motorio, predisposto a esprimere gli stati emotivi e a costruire una relazione con gli altri funzionale alla sopravvivenza. Grazie al progresso delle Neuroscienze, oggi vediamo come interagiscono le nostre strutture cerebrali e comprendiamo meglio le interazioni tra il sistema della mente primordiale (istintivo e veloce) e il sistema dell’elaborazione cognitiva. L’emozione dunque è un processo analizzabile a più livelli: fisiologico, cognitivo e sociale. Le etichette, che attribuiamo alle sensazioni percepite (risposte automatiche basate su programmi motori), ci permettono di connotarle come emozioni (paura, rabbia, tristezza, gioia, disgusto, sorpresa) e diventano sentimenti quando sono registrati, memorizzati, utilizzando la partecipazione di altre funzioni mentali come linguaggio e memoria.
Educare i bambini a cogliere le emozioni
L’eredità genetica può determinare una sensibilità o insensibilità a cogliere le emozioni proprie e altrui ma le essenziali inclinazioni emozionali si perfezionano nel corso dell’esperienza, a seguito di allenamento e acquisizione di nuovi apprendimenti. Così le emozioni possono essere convogliate in determinate reazioni, sviluppate nel corso dell’evoluzione, attraverso dotazioni meccaniche innate e processi appresi tramite l’esperienza e l’educazione. Grazie alla neuro-plasticità del nostro cervello e dei suoi circuiti, oggi possiamo affermare che il temperamento di una persona non è destino. Allenare i bambini fin da piccoli a cogliere le sensazioni provate (positive o negative che siano) per regolarle e orientarle in comportamenti utili e appropriati è fondamentale per la loro crescita e per porre le basi di ciò che potranno ottenere nella vita. In alcune situazioni i bambini possono provare paura o rabbia, ma si trasformano in adulti ansiosi, collerici, violenti o antisociali se non li educhiamo a utilizzare le emozioni come segnali, non consentiamo loro, attraverso esperienza e allenamento, di sperimentarne regolazione e reazione in modi funzionali e appropriati alle sensazioni provate. Poiché esiste una stretta interconnessione tra sensazione provata, reazione e pensiero, è efficace allenare i bambini a modificare le loro azioni per regolare le loro sensazioni e influire quindi sul loro pensiero, sulla consapevolezza di sé, sugli effetti delle loro azioni e sul loro apprendimento. Prima sentiamo, agiamo e poi conosciamo. Per questo motivo, invece di tentare di rassicurare i bambini dicendo “non devi aver paura”, è preferibile aiutarli ad accrescere progressivamente il loro repertorio comportamentale affinché diventino in grado di affrontare la paura, regolandone l’intensità. Dall’apprendere a camminare, nuotare, andare in bicicletta, confrontarsi con gli altri, affrontare la competizione, reagire prontamente ad una calamità, la sicurezza di sé e la regolazione del potenziale emotivo passano attraverso l’esperienza, per poi diventare acquisizione in ogni ambito.