Condividere le emozioni
In uno degli incontri di condivisone per nonni che si svolgono presso il nostro Centro “Argo”, una giovane nonna con un nipotino di quattro anni, che qui chiameremo Luigia, riporta le frequenti discussioni con il figlio da cui viene costantemente redarguita in merito all’alimentazione del nipote: “Mi dice cosa deve mangiare e cosa no ma io di figli ne ho cresciuti tre e stanno tutti benissimo!”. Forte in Luigia sono la delusione e la rabbia per il mancato riconoscimento, aspetti che alimentano la competizione con i figli sfociando in dolorose discussioni. Allo stesso modo nonno Carlo, sessantottenne con due nipotini di cinque e due anni, racconta della fatica nell’accudirli al pomeriggio: la nuora vorrebbe che i figli trascorressero ore all’aria aperta, ma per il nonno “sono molto vivaci ed è molto difficile seguirli entrambi quando sono ai giochi, ho sempre paura che succeda qualcosa”. Anna di cinquantacinque anni, molto vitale e ricca di interessi, con un nipote di sei anni e una nipotina di tre, racconta con rassegnazione che quest’anno ha dovuto rinunciare al suo corso di yoga per poter andare a prendere il nipote grande a scuola; parallelamente ha iniziato a sviluppare una forte emicrania che perdura per tutte le ore pomeridiane. Emozioni di rabbia o di paura sono comuni e, se non comprese, possono ingenerare discussioni, reazioni di evitamento o somatizzazioni, come nel caso di Anna.
Sentimenti contrastanti
Non è tuttavia sempre facile riconoscere ed ammettere tali emozioni a se stessi. Può infatti capitare di sentirsi indisponenti nel non assecondare quanto chiesto o di accusarsi di intolleranza nel provare rabbia verso il proprio figlio. Ci si può sentire egoisti nel non dare la propria disponibilità o in colpa per non riuscire a fare quello che viene chiesto. Nonna Claudia, settantenne, con quattro nipoti tra i due e cinque anni chiede agli altri membri del gruppo: “ma voi riuscite a dire di no ai vostri figli? Io non ce la faccio. Mi chiamano all’ultimo momento per tenere i bimbi perché magari loro hanno un impegno e io non riesco a dire di no.. penso che altrimenti i bimbi dovrebbero stare con la babysitter o che i miei figli devono rinunciare a cose importanti. Così però sono io che rinuncio sempre e non posso mai avere programmi.”
Imparare a riconoscere la costellazione di emozioni che si provano in queste situazioni e cercare di comprenderle, è il primo passo per affrontarle. Dietro a queste emozioni possono esserci sentimenti diversi: ci si può sentire sovraccaricati di responsabilità, si può avere il desiderio di godere del tempo per sè, si può avere paura di sbagliare, ci si può sentire svalutati e messi in discussione o utilizzati. Si tratta di sentimenti legittimi e solo se ci si autorizzasse a sentirli, potrebbero essere meno faticosi.