Mindfulness, il nuovo-antico rimedio allo stress

Autore: Dott. Fabrizio Didonna

È un processo psicologico fondamentale che attraverso un opportuno addestramento può modificare il modo in cui rispondiamo alle inevitabili difficoltà della vita

Nel corso degli ultimi vent’anni nell’ambito delle psicoterapie occidentali, e in particolare in quella cognitivo- comportamentale, sono stati sviluppati modelli di trattamento validati basati sulla pratica meditativa Mindfulness, uno degli insegnamenti fondamentali dell’antica psicologia buddhista.
La Mindfulness è un modo apparentemente semplice di rapportarsi a ogni esperienza, interna o esterna a noi; è un atteggiamento mentale capace di ridurre la sofferenza, di salvaguardare e mantenere il benessere acquisito e preparare il terreno per una trasformazione personale positiva. Viene definita da Jon Kabat-Zinn, l’eminente pioniere dell’applicazione terapeutica della Mindfulness, come quello “stato di consapevolezza che emerge, prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante al presentarsi dell’esperienza momento per momento”. Si tratta di un processo psicologico fondamentale che può modificare, attraverso un opportuno addestramento, il modo in cui rispondiamo alle inevitabili difficoltà della vita, non solo alle sfide esistenziali quotidiane o allo stress, ma che può produrre miglioramenti significativi anche in relazione a problemi psicologici gravi, come la Depressione cronica e le tendenze suicidarie, i disturbi d’ansia, i disturbi da dipendenza, il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi alimentari e l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività).
La Mindfulness è quindi una modalità o atteggiamento mentale che, attraverso una pratica meditativa regolare e quotidiana, può diventare un vero e proprio stile di vita e modo di essere. I training in cui si insegna a sviluppare la Mindfulness, di solito della durata di 8-10 sedute, aiutano le persone a modificare il loro modo di rapportarsi con l’esperienza interna, con i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche, e con l’esperienza esterna e gli eventi della vita. Così come possiamo migliorare la nostra forma fisica, o modellare i nostri muscoli, attraverso esercizi fisici regolari, possiamo anche sviluppare lo stato di Mindfulness con pratiche mentali intenzionali.
La Mindfulness consiste in un particolare stato mentale che viene coltivato e sviluppato attraverso una pratica meditativa chiamata “vipassana” (in Sanscrito, l’antica lingua indiana) o “insight meditation”, i cui effetti sul benessere sono dimostrati da diversi decenni da numerose ricerche scientifiche. 

Che cosa significa Mindfulness

Il termine Mindfulness è la traduzione inglese della parola in lingua Pali “sati”. La lingua Pali era l’antico idioma usato nei testi della psicologia buddhista di 2.500 anni fa e la Mindfulness era l’insegnamento centrale di questa tradizione sviluppatasi come metodo finalizzato alla comprensione e alla cessazione della sofferenza umana. Il termine “sati” connota consapevolezza, attenzione e ricordo, concetti che definiscono uno stato di coscienza.
Man mano che nel corso dei decenni la Mindfulness è stata adottata dalla Psicoterapia occidentale e si è allontanata dalle sue antiche radici, il suo significato si è progressivamente espanso. Più precisamente, quando viene utilizzata e adattata allo scopo di alleviare specifiche condizioni cliniche, la Mindfulness inizia a includere anche altre qualità mentali, oltre a quelle rappresentate dalla parola “sati” (consapevolezza, attenzione e ricordo), qualità come “non giudizio”, accettazione e compassione, componenti queste ultime fondamentali all’interno di qualsiasi processo psicoterapeutico.
La consapevolezza è uno stato intrinsecamente potente e l’attenzione, che è consapevolezza focalizzata, è ancora più potente. Il semplice divenire consapevoli di ciò che accade, dentro e intorno a noi, rappresenta l’inizio della liberazione dalle preoccupazioni mentali e dalle emozioni difficili da gestire.
La Mindfulness rappresenta uno stato mentale con il quale entriamo raramente in contatto durante la vita quotidiana; il tipico stato della nostra mente è infatti assolutamente privo di consapevolezza (gli anglosassoni definiscono questo stato abituale della mente “Mindlessness”, cioè l’opposto della Mindfulness). Molto spesso inseriamo “il pilota automatico”: la mente è da una parte e il corpo da un’altra. Alcuni ricercatori dell’Università di Liegi hanno evidenziato in uno studio sulla popolazione normale che l’individuo medio passa circa il 26% del suo tempo pensando al passato, il 43% al futuro e solo il 15% stando nel presente (il 16% di collocazione incerta). Trascorriamo la maggior parte del tempo persi in ricordi del passato o in fantasie o piani riguardo al futuro e questo ha inevitabili ripercussioni sul nostro benessere, visto che il presente è l’unica dimensione temporale nella quale possiamo realmente vivere, costruire, modificare o migliorare qualsiasi cosa.


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