Il morso della zecca
Parenti dei ragni, le zecche vivono in zone ricche di vegetazione. Il morso passa spesso inosservato, perché non causa né dolore né prurito: una zecca può rimanere per giorni attaccata a succhiare il sangue del suo malcapitato ospite.
Di ritorno da una passeggiata in mezzo al verde occorre controllare bene su tutto il corpo, anche sul cuoio capelluto, specialmente nei bambini, che non ci siano zecche attaccate.
Se c’è una zecca, bisogna rimuoverla afferrandola con una pinzetta nel punto più vicino possibile alla pelle e tirandola verso l’alto senza schiacciarla, in quanto questo potrebbe dare origine ad importanti fastidi.
Il movimento non deve essere deciso, bensì continuo e rotatorio. Potrebbe rimanere comunque qualche traccia della zecca e in tal caso va rimossa in tempi brevi mediante un ago sterile.
Una volta rimossa la zecca, l’area interessata dal morso va ben disinfettata e tenuta sotto costante osservazione per un mese. In questo lasso di tempo la parte è sensibile e potrebbe andare incontro ad infezioni con maggiore facilità. Se dopo diversi giorni dalla puntura compare all’improvviso febbre piuttosto alta, è meglio consultare il Pediatra di famiglia, avvertendolo della pregressa puntura di zecca. Saranno necessari una terapia tempestiva ed alcuni esami di controllo.
Per prevenire il contatto durante le passeggiate in zone a rischio è bene indossare maglie e pantaloni lunghi, infilandone il fondo nei calzettoni o negli stivali. Si possono usare anche repellenti a base di DEET (dietiltoluamide), da spruzzare su pelle e vestiti.
Le possibili infezioni
Va sottolineato che la zecca di per sé non crea grossi pericoli per la salute umana. Ciò che potrebbe rivelarsi problematica è un’eventuale infezione che potrebbe sorgere nella zona nel caso non venga disinfettata in maniera adeguata. Alcune delle patologie che potrebbero avere origine dal morso di zecca sono la Rickettiosi, l’Encefalite da zecca, la Tularemia e la Malattia di Lyme. Quest’ultima è un’infezione alquanto subdola e di natura batterica che va ad attaccare principalmente pelle, articolazioni, sistema nervoso, pelle e anche alcuni organi interni. La particolarità è che i suoi sintomi sono alquanto intermittenti e sono evidenti soprattutto nel periodo estivo. In questa fase dell’anno, si può inizialmente notare un semplice rossore in una parte del corpo che, con il passar del tempo, diventa sempre più marcato ed evidente. A questo segno topico potrebbe seguire la manifestazione di sintomi neurologici. Questo significa che un trattamento antibiotico va iniziato solo in seguito ad una dettagliata diagnosi clinica e sotto consiglio del Pediatra di fiducia.
Punture di api, vespe e calabroni
Per rendere minimo il rischio di puntura, si possono insegnare al proprio bambino alcune semplici precauzioni: muoversi lentamente e non andare in panico quando si incontrano vespe e api; non agitare le braccia e non cercare di scacciarle con le mani; non avvicinarsi e non disturbare gli alveari: le vespe costruiscono il proprio nido spesso sotto ai tetti, balconi e alberi; evitare prodotti (shampoo e sapone) troppo profumati, poiché gli insetti ne sono attratti; in caso di picnic all’aria aperta è meglio coprire bevande zuccherate e cibi (soprattutto dolci) per non attirare vespe e api.
Ma se malgrado tali precauzioni il nostro bambino dovesse essere punto, come ci dobbiamo comportare? L’ape perde il pungiglione dopo avere punto; questo va quindi estratto dalla zona colpita (se presente) aiutandosi con delle pinzette; successivamente va applicato del ghiaccio (mai direttamente sulla pelle) e, se serve, va somministrato al bambino del paracetamolo per alleviare il dolore. Il bambino va poi tenuto sotto controllo per circa 2 ore, il tempo necessario per verificare che non avvengano reazioni di ipersensibilità, una sorta di reazione allergica al veleno dell’insetto.