Autore: Dott. Fernando Perrone

 

Diagnosi e cura

Diventa quindi importantissimo fare una diagnosi di Diabete Mellito Tipo 2 il più precocemente possibile e trattarlo adeguatamente seguendo le Linee Guida AMD e della SID, in modo da ridurre il più possibile l’impatto nefasto della memoria metabolica e ottenendo un idoneo controllo dell’andamento della malattia (e delle sue complicanze). I due punti cardine di tale strategia sono l’osservazione di adeguati stili di vita e la “personalizzazione” del trattamento terapeutico per giungere alla somministrazione di giuste dosi di Metformina, un ipoglicemizzante orale insulinosensibilizzante presente in tutti gli step terapeutici dell'Algoritmo AIFA di un anno fa da solo o associato ad altri farmaci (come i Glinidi, i Glitazoni, le Incretine e l’Insulina) cui vanno aggiunti gli antipertensivi (Ace-inibitori e Sartani) e le Statine per il colesterolo.
L’obiettivo è quello di portare a valori normali la glicemia a digiuno (tra 70-130) e post-prandiale, e mantenere l’emoglobina glicata sotto il 7%; altro obiettivo altrettanto importante è quello di tenere sotto controllo altri fattori di rischio come l’Obesità, le Dislipidemie, il fumo, la sedentarietà, le abitudini alimentari scorrette, specie tra i giovani, cardini della prevenzione non solo del Diabete ma più in generale delle Malattie cardiovascolari.

Attenzione al fallimento secondario

Ma tutto ciò è sufficiente per curare il Diabete Mellito Tipo 2 ed evitare complicanze e ospedalizzazione? Certamente no, perché, pur personalizzando il più possibile le strategie di intervento, incombe il rischio del “fallimento secondario”, che si verifica quando il controllo glicemico del Paziente, che per un adeguato periodo ha raggiunto i valori raccomandati, non si mantiene più entro tale target. Il controllo glicemico è pertanto destinato a peggiorare inesorabilmente, al primo farmaco ne va aggiunto un altro, poi bisogna ricorrere all’aggiustamento della posologia e successivamente si deve aggiungere ancora un altro farmaco, e così via lungo una spirale il cui approdo finale è l’insulina, vero e proprio incubo dei diabetici, in quanto rappresenta l’ultima spiaggia della cura.

Una nuova frontiera

E invece nel setting del Medico di Medicina Generale con “Interessi Clinici Speciali” (“General Practitioners with Special lnterests”) si sta aprendo una nuova frontiera nella cura del Diabete Mellito Tipo 2 proprio partendo dalla possibilità di introdurre la terapia insulinica appena si intravede il rischio del fallimento secondario agli agenti antidiabetici orali, combattendo così la “Clinical Inertia” legata a un insieme di fattori (l’atavica paura dell’ago, il rischio di ipoglicemia, il timore di ingrassare ma anche la riluttanza dello stesso Medico di Medicina Generale a “tentare” l’uso dell’insulina) che sommati l’uno all’altro ritardano l’inizio della terapia insulinica e quindi il raggiungimento dell’obiettivo terapeutico, facilitando così le complicanze tardive.