Nei prossimi decenni il dilagare del Diabete Mellito Tipo 2 (DMT2) sarà purtroppo incontenibile, interessando anche fasce di popolazione di ultrasettantenni; ciò a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’allungamento della vita media, come pure per il fatto che i giovani ragazzi sono spesso restii a seguire le indicazioni alimentari della dieta mediterranea, preferendo menù “attraenti” quanto “obesizzanti” dei fast food, fenomeno efficacemente definito “Diabesità”.
I numeri del problema
Recentissimi dati epidemiologici stimano la prevalenza del Diabete Mellito di tipo 2 nel nostro Paese intorno al 6% della popolazione (un esercito di quasi 4 milioni di Pazienti “consapevoli”, di cui 1 su 3 con più di 65 anni e un bel 25% di over 75; cui si devono aggiungere circa 1,5 milioni di “ignari” non ancora emersi come malati, anche se lo sono già) assorbendo il 15% della spesa sanitaria (circa 16 miliardi di euro all’anno, cioè 4.000 euro a Paziente).
A livello mondiale, fra il 2025 e 2030, il numero di diabetici si raddoppierà arrivando a quota 430 milioni che diventeranno 642 milioni nel 2040; la malattia passerà dall’undicesima alla settima e forse quinta causa di morte, con costi sanitari, sociali ed economici enormi, soprattutto per la gestione delle complicanze che quasi sempre implicano una frequente ospedalizzazione; il che vuol dire assorbire quasi il 90% dei costi che crescono in modo esponenziale con il numero di complicanze croniche. Un cane che si morde la coda tra avanzamento epidemiologico e sostenibilità socio-economica.
Dopo che nel 2006 l'ONU ha dichiarato il Diabete una minaccia mondiale, è stato proprio il Presidente Obama, nel gennaio 2015, a mettere il dito nella piaga dell'epidemia Diabete lanciando la proposta della “Precision Medicine Initiative” (Medicina di Precisione) non solo verso il Cancro ma anche per individuare gli interventi di prevenzione e di cura del Diabete stanziando 215 milioni di dollari.
Nel nostro Paese le dimensioni di questa patologia “multiorgano” sono date da alcuni dati davvero preoccupanti: ogni 2 minuti si fa una nuova diagnosi di Diabete Mellito di tipo 2 con 250.000 nuovi casi all’anno; 1 caso di Diabete ogni 7 presenta una complicanza cardiaca; ogni 26 minuti sviluppa un’Insufficienza Renale e ogni 30 ha un Ictus.
D’altronde il Diabete Mellito Tipo 2 è come un fiume carsico inarrestabile che, quando emerge a livello clinico, ha già ridotto la massa delle beta-cellule del pancreas (quelle che producono l’insulina, ormone indispensabile per la metabolizzazione degli zuccheri e la regolamentazione dei livelli di glicemia nel sangue) di circa il 50-70%.
La memoria metabolica
Alcuni recenti studi presentati in occasione di congressi internazionali hanno ipotizzato che questa “memoria metabolica” sia alla base della progressione del Diabete per esaurimento delle beta-cellule e dello sviluppo delle gravi e temute complicanze (cardiovascolari, oculari, renali, neuropatiche, cutanee-ulcerative ai piedi, il cosiddetto “piede diabetico”) di questa malattia che porteranno il Paziente, soprattutto se affetto da altre patologie (quasi sempre è presente una Sindrome Metabolica), a ricorrere alle cure ospedaliere otto volte in più rispetto al resto della popolazione, riducendo di 5-10 anni l’aspettativa di vita.