Autore: Dott. Giuseppe CorradoDott. Roberto FrabboniDott. Massimo RonchiDott. Vittorio SantiDott. Vincenzo BoscoDott. Hanna Sarras

La terapia

Individuato il calcolo, sarà lo Specialista Urologo a decidere quale programma terapeutico attuare, tenendo conto delle dimensioni e della sede in cui si trova il calcolo e del quadro clinico generale, valutando cioè la persistenza del dolore ed il rischio di infezione o deterioramento della funzionalità renale. È bene ricordare che quando ci si trova di fronte a piccoli calcoli di dimensioni inferiori ai 3-4 mm, ci si può limitare ad una terapia sintomatica poiché molto spesso vengono espulsi spontaneamente.
La metodica di trattamento di gran lunga più utilizzata è la Litotrissia extracorporea. La metodica non è invasiva, si esegue senza anestesia in regime ambulatoriale ed è facilmente ripetibile. Consiste nella frantumazione del calcolo mediante l’uso di onde d’urto che vengono focalizzate sul calcolo; i frammenti ottenuti verranno poi espulsi attraverso la via naturale, generalmente senza colica. Con questa metodica si trattano, con una percentuale di successo dell’85-90 % dei casi, tutti i calcoli renali inferiori a cm 1,5 ed i calcoli ureterali inferiori a cm 1. Per quanto riguarda il trattamento dei calcoli ureterali di dimensioni maggiori o dei casi in cui esistano i caratteri dell’urgenza si utilizza la metodica endoscopica attraverso l’uso di uno strumento, l’ureteroscopio, che introdotto nella via urinaria, consente la rimozione del calcolo o la sua frantumazione per contatto, sotto visione con fonti di energia balistiche o laser. È una procedura che prevede il ricovero e l’anestesia e che in alcuni casi consente anche di ridurre i calcoli renali più voluminosi. Per questi ultimi, in particolare quando le dimensioni superano i 2 cm. si procede ad un intervento più invasivo, per via percutanea, introducendo direttamente nel rene uno strumento che consente, in anestesia, la frantumazione del calcolo e la rimozione dei frammenti.

La prevenzione

La Malattia litiasica (Calcolosi) non si esaurisce con la rimozione del calcolo, è bene ricordare infatti che il 50% dei Pazienti potrà presentare una recidiva nei successivi 5 anni. È quindi necessario non solo controllare periodicamente i reni con una ecografia ma anche, soprattutto nei casi più complessi, mettere in atto quelle misure preventive che possono ridurre il rischio di formazione di calcoli.
L’introduzione nell’ultimo ventennio di metodiche di trattamento sempre meno invasive, in particolare la diffusione della Litotrissia extracorporea, ha fatto perdere parte del significato e dell’importanza un tempo attribuite allo studio metabolico della Calcolosi urinaria. Tuttavia, con particolare riferimento alla prevenzione delle recidive è necessario che il Paziente conosca, quando possibile, i meccanismi fisiopatologici che hanno portato alla formazione del calcolo per poter correggere le alterazioni metaboliche presenti.
Il punto di partenza è rappresentato dall’analisi chimica del calcolo espulso, anche perché generalmente il Paziente tende a riformare calcoli della stessa natura. Si procede quindi ad una valutazione della funzionalità renale e ad escludere la presenza di patologie ormonali o metaboliche che possono essere all’origine della formazione dei calcoli. Di estrema importanza sono inoltre la determinazione di alcuni parametri nelle urine che esprimono il rischio di formazione di calcoli ed una valutazione del Paziente da un punto di vista nutrizionale per correggere le abitudini alimentari, in particolare valutando se vi è un ridotto apporto idrico o un eccessiva assunzione di sostanze favorenti la formazione di calcoli.


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