Autore: Dott. Fulvio Ferrario

La scelta di effettuare o meno l’intervento di asportazione delle tonsille deve seguire criteri precisi e aggiornati

Nonostante da diversi decenni sia stato registrato un calo nel numero complessivo degli interventi di asportazione delle tonsille (Tonsillectomia), questo trattamento chirurgico resta comunque in assoluto una delle procedure chirurgiche più praticate. Le sue vicende appaiono indissolubilmente legate a quelle della disciplina otorinolaringoiatrica, al punto che nell’immaginario collettivo, non solo popolare ma talora anche scientifico, può arrivare addirittura ad identificare, pur se in forma inadeguata e restrittiva, il carattere più distintivo di questa specialità medica.
La Tonsillectomia è ritenuta oramai una metodica di fatto routinaria; ciò nonostante il suo ruolo è tutt’altro che banale, dal momento che le sue complicanze possono, benché raramente, rivelarsi particolarmente gravi.

Quali indicazioni?

Allo stato attuale, si può sostenere che nel bambino il fattore da considerare ai fini della decisione di dover intervenire chirurgicamente sia in particolare il grado di incremento del volume (ipertrofia) raggiunto dalle tonsille, valutando se vi è ostacolo più o meno significativo alla corretta pervietà della via aerea.
Tale aspetto è valido specialmente nella prima infanzia, può identificarsi nella cosiddetta “Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno” (OSAS) e a volte far propendere per una scelta chirurgica anche molto precoce (al di sotto dei 3 anni d’età), pur in assenza di episodi infiammatori ricorrenti.

La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno

È un disturbo della respirazione che insorge durante il sonno e si caratterizza per una riduzione prolungata, parziale o completa intermittente del flusso aereo. Viene indotta da un restringimento, sino al collasso, dello spazio faringeo e riconosce appunto tra le cause più comuni il marcato incremento del volume delle tonsille, in genere associato ad una altrettanto importante incremento del volume delle adenoidi.
Le manifestazioni cliniche di questa Sindrome includono: russamento notturno abituale, sonno irregolare con movimenti paradossi toracoaddominali, atteggiamento respiratorio pressochè costantemente “a bocca aperta”, sonnolenza diurna a causa dell’alterazione della ventilazione e degli scambi respiratori gassosi, deficit di attenzione e concentrazione, disturbi comportamentali, ritardo della crescita, sino ad arrivare, nelle forme più severe, a conseguenze di tipo cardiovascolare e neurocognitivo. Al cospetto di una Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno conclamata, con tonsille di dimensioni tali da occupare oltre i tre quarti dello spazio trasversale dell’orofaringe, l’intervento chirurgico si impone entro tempi ragionevolmente brevi e costituisce una misura terapeutica realmente risolutiva e determinante.  


Pagina precedente 1/2 Pagina successiva »