Un esame utile
Qualora la dimensione tonsillare e il quadro clinico contingente non corrispondessero completamente a quelli di un’OSAS, un test diagnostico ritenuto utile in età pediatrica a stabilire l’effettiva gravità della patologia e, di conseguenza, ad orientare o meno verso una Tonsillectomia, è indubbiamente la Polisonnografia.
Quest’ultima è un’indagine non invasiva, che permette la registrazione, nel corso della notte, dello stato di ossigenazione del sangue, nonché di tutti i parametri respiratori patologici che possono manifestarsi durante il sonno. In particolare, l’indice di apnea/ipopnea, corrispondente al numero di eventi ostruttivi per ora di sonno, costituisce la misura polisonnografica maggiormente impiegata: in età pediatrica un valore maggiore a 1 viene considerato non fisiologico, mentre un valore maggiore a 5 è giudicato già francamente patologico.
Nello specifico, i casi che andranno attentamente dettagliati sono quelli borderline, ossia i casi in cui l’indice di disturbo respiratorio risulta compreso fra 3 e 5 (OSAS lieve) e fra 5 e 10 (OSAS moderata). Simili situazioni dovranno prevedere un adeguato periodo di osservazione (3-6 mesi), al termine del quale andranno selezionate le forme da destinare ad una risoluzione chirurgica e quelle viceversa da sottoporre a periodiche visite di controllo.
Numero di episodi di Tonsillite
A parte quello sin qui analizzato, l’altro criterio fondamentale da prendere in considerazione per un’indicazione alla Tonsillectomia corrisponde al numero di episodi di Tonsillite acuta ricorrente. Oltre tutto, questo aspetto in età adulta è quello veramente prioritario, dal momento che, ad accrescimento corporeo completato, i diametri maggiori di cavo orale e canale faringeo consentono più agevolmente, rispetto al caso del bambino, di sopportare un eventuale significativo ingrossamento delle tonsille.
È un dato abitualmente accettato e condiviso quello che prevede di intervenire chirurgicamente, tanto in età pediatrica che adulta, in presenza di un numero di 5 o più episodi annui di Tonsillite. Talora è utilizzato anche uno schema più articolato, che contempla 7 episodi nell’anno precedente oppure 5 episodi all’anno nei 2 anni precedenti o ancora 3 episodi all’anno nei 3 anni precedenti. In tutti i casi, la definizione di ogni singolo episodio dovrà essere rigorosa e comprendere uno o più dei seguenti sintomi o segni: rialzo febbrile superiore a 38,3°C, tumefazione linfonodale latero-cervicale dolente superiore a 2 cm, presenza di essudato purulento sulla superficie tonsillare, tampone tonsillare positivo per lo streptococco beta-emolitico di gruppo A (cosiddetto streptococco piogene).
Ciò per evitare di includere anche forme più banali di semplice “mal di gola” o faringite, che non soddisfano i criteri precedenti. Si raccomanda inoltre, per valutare l’andamento dei sintomi e l’evoluzione clinica, un ulteriore periodo di osservazione di sei mesi, prima di poter davvero considerare l’intervento, preso atto della tendenza della Tonsillite ricorrente a migliorare progressivamente nel tempo.
Più sicurezza
È proprio grazie ad un’attenta e corretta interpretazione dei parametri sopra descritti che la Tonsillectomia viene oggi praticata solo quando effettivamente necessaria.
Quello dell’indicazione ragionata è uno dei profili che ha contribuito in modo determinante ad accrescere i livelli di sicurezza di questo intervento. Accanto ad esso, ricordiamo anche l’adeguamento dei protocolli attuati per l’Anestesia e l’affinamento delle tecniche chirurgiche. Infatti, divenuto giustamente tassativo, in particolare nel bambino, il ricorso alla narcosi con intubazione tracheale (sino a meno di trent’anni fa veniva ancora fatta inalare una miscela di gas anestetici ed ossigeno, senza alcuna protezione della via aerea), l’Otorinolaringoiatra ha dovuto necessariamente adeguarsi al nuovo approccio anestesiologico, introducendo metodiche operatorie sempre più accurate ed efficaci nei confronti di quelle che restano ad oggi le complicanze maggiori dell’intervento, ovvero il sanguinamento (manifestazione giustamente temibile ma oramai estremamente contenuta per incidenza) e il dolore.