Partire con il piede giusto
Il trattamento della Sindrome dell’Intestino Irritabile è basato su diversi presidi, sia farmacologici che non. Sicuramente, un corretto approccio al Paziente è essenziale per ottenere una buona risposta terapeutica. Alla base di un corretto rapporto Medico-Paziente vi è la capacità da parte del Medico di riconoscere la realtà del disturbo e comprendere la sofferenza che da esso deriva e di individuare caso per caso il problema attivo. Il Paziente, dal canto suo, deve essere consapevole delle caratteristiche di benignità della malattia e della variabile risposta alle terapie.
Molte persone attribuiscono i loro sintomi all'ingestione di alcuni tipi di cibi, ma ciò spesso non è vero. È dimostrato, infatti, che spesso la capacità di giudicare sulla responsabilità di un determinato cibo è veramente scarsa. La convinzione da parte dei Pazienti della responsabilità del cibo spesso porta ad una progressiva restrizione dietetica per tipologia dei cibi con gravi conseguenze sullo stato nutrizionale. Alcune sostanze possono tuttavia aggravare i sintomi in alcuni Pazienti: esse comprendono i cibi grassi, i legumi, l’alcol, la caffeina, il lattosio nei soggetti con deficit di lattasi e, in alcuni casi, un eccesso di fibre. Le fibre alimentari, abitualmente assunte in grande quantità dai Pazienti con stipsi, possono peggiorare i sintomi fin nel 50% dei casi.
Le terapie
Numerosi agenti farmacologici sono stati usati nel trattamento della Sindrome dell’Intestino Irritabile, ma pochi hanno dimostrato una vera efficacia nel risolvere i sintomi.
La difficoltà principale incontrata nel corso degli anni è rappresentata dalla spettacolare risposta che i sintomi della Sindrome dell’Intestino Irritabile mostrano dopo somministrazione di un placebo. Questo comporta che un farmaco attivo deve confrontarsi con un difficile banco di prova che porta spesso a modificazioni dei sintomi indotte dal farmaco simili a quelle indotte dal placebo.
Nei Pazienti con Stipsi, i lassativi osmotici (sorbitolo, macrogol) possono rivelarsi utili. Un uso continuativo di lassativi irritanti come la cascara, la senna, il rabarbaro, il bisacodile, dovrebbe però essere scongiurato in quanto, se assunti per lungo tempo, possono favorire la comparsa di dolore.
La prucalopride è un nuovo farmaco molto promettente per il trattamento della stipsi cronica e, verosimilmente, avrà un ruolo importante anche nella Sindrome dell’Intestino Irritabile variante Stipsi. Nei Pazienti con diarrea, invece, la loperamide rappresenta un rimedio sintomatico che permette di trattare le manifestazioni acute della condizione. In particolare, ha un buon effetto nel ridurre l’ansia da urgenza. Sottogruppi di Pazienti rispondono soddisfacentemente ad un chelante degli acidi biliari, la colestiramina, e ad antibiotici non assorbibili, come la rifaximina. Si fa largo uso di probiotici, ma sicure evidenze non sono ancora disponibili. Un nuovo farmaco, l’ibodutant, sembra molto promettente nel trattamento di tale sindrome.
Farmaci antispastici sono stati usati a lungo nel trattamento del dolore addominale nella IBS, anche se non esistono prove sufficienti della loro efficacia. Sono particolarmente adatti in Pazienti con dolore addominale postprandiale, urgenza e Meteorismo. Si sono dimostrati efficaci nel ridurre il dolore addominale anche gli antidepressivi triciclici a basse dosi.
Infine, sono stati sviluppati vari approcci psicomodulatori tra cui le tecniche di rilassamento, la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia psicodinamica interpersonale, l’efficacia dei quali, tuttavia, nel controllo della sintomatologia e nel miglioramento della qualità di vita resta ancora da stabilire.