Autore: Prof. Leandro Provinciali

 

La terapia farmacologica

Nel corso degli ultimi anni un grande fervore ha caratterizzato la ricerca di nuovi farmaci utili nella Malattia di Alzheimer sebbene non siano stati ancora raggiunti risultati entusiasmanti. Le ricerche in corso sottolineano, inoltre, come “il pianeta Alzheimer”, responsabile di oltre la metà delle condizioni di Demenza, è caratterizzato da una varietà di situazioni diversificate per fenomenologia ed evoluzione e da cause che agiscono molti anni prima della comparsa dei sintomi. Un trattamento terapeutico ha più probabilità di essere efficace se indirizzato su condizioni specifiche, cioè sui sintomi più incisivi della disabilità del soggetto malato.
Con l’evoluzione delle conoscenze si è documentato che gli approcci terapeutici dovrebbero essere differenziati in relazione al quadro clinico di Demenza anche nel caso in cui essa sia stata attribuita alla condizione generale (e spesso generica) di Demenza senile o di Malattia di Alzheimer o “tipo Alzheimer”. Con la ricerca di nuovi farmaci si è osservato come solo alcune sottopopolazioni di Pazienti sembrano rispondere alle innovazioni terapeutiche. Tale riscontro ha portato a valutare la possibilità di approcci più mirati e, quindi, più efficienti. Infatti la consapevolezza di una diversa sensibilità alle terapie farmacologiche specifiche era maturata già fin dall’avvento dei primi farmaci indicati nella cura della Malattia di Alzheimer, oltre dieci anni fa. Appariva evidente come sia la forma clinica di Demenza che la fase di malattia mostravano risposte diverse ai farmaci disponibili, con esigenza di un approccio competente e mirato al singolo caso.

La Riabilitazione

Anche gli approcci di tipo riabilitativo, che in realtà sono finalizzati a contenere il deterioramento progressivo delle abilità cognitive piuttosto che a recuperare l’autonomia del soggetto demente, sono ampiamente praticati. Essi si basano soprattutto sulla possibilità di ricreare ambienti familiari per il Paziente per evitare la condizione di disorientamento, organizzando adeguatamente gli impegni quotidiana e il ciclo sonno-veglia e pianificando attività verso le quali il Paziente è motivato. Negli ultimi anni la diffusione e la competenza dei Centri di accoglienza di soggetti in condizione di Decadimento cognitivo è cresciuta sensibilmente con innegabili vantaggi sul piano etico, economico e sociale.

Personalizzare la cura

Nel nostro paese l’organizzazione familiare e ambientale consente spesso di compensare le difficoltà cognitive fino a una fase avanzata della malattia. È però necessario che gli interventi assistenziali siano personalizzati al fine di utilizzare le capacità residue di ogni individuo e le strategie cognitive ancora adottate. Oltre a ciò gli approcci ai disturbi psichici e comportamentali dovrebbero essere misurati, tempestivi e “tagliati su misura” per ogni soggetto, tenendo conto della particolare sensibilità ai farmaci, ulteriormente accentuata dalla condizione di demenza.

Prospettive future

È indubbio che le varie forme di Demenza rappresentino un’epidemia silenziosa che metterà alla prova i sistemi sanitari e sociali negli anni futuri. L’efficacia delle cure necessarie per arrestare tale epidemia è condizionata dall’approfondimento delle conoscenze fornite dalla Ricerca, dalla diffusione delle competenze e dall’efficienza dell’organizzazione. Se si pensa ai costi, diretti e indiretti, indotti dalla vasta popolazione affetta da Deterioramento cognitivo si deduce facilmente che impegni molto onerosi sono motivati quando finalizzati al miglioramento delle prospettive future, sia dei singoli individui che dell’intera comunità.


« Pagina precedente 3/3 Pagina successiva