Professor Maracchi, prima di tutto ci spieghi cos’è l’ozono e quale ruolo gioca...
L’ozono è un gas: sono tre molecole di ossigeno (O3) che bloccano una parte della radiazione ultravioletta solare. Lo spettro solare è fatto di tante componenti di cui una è, appunto, l’ultravioletto: l’ozono si trova grosso modo dai 20 ai 30 km di quota e il suo strato impedisce all’ultravioletto di passare nell’atmosfera “bassa”, ovvero la troposfera, che è quella che ci interessa. Se l’ozono diminuisce, l’ultravioletto attraversa in eccesso l’atmosfera nella zona della stratosfera, il che può creare dei problemi, in particolare per quanto riguarda i tumori della pelle e le sue alterazioni. Questo strato ha subìto, nel tempo, delle variazioni per cause naturali, ma a partire dagli anni ’70 se ne è cominciato a parlare dopo aver scoperto che lo strato si era assottigliato ulteriormente non più per cause solo naturali, bensì per effetto dell’uomo. Si scoprì poi che alcuni gas comunemente usati negli anni ‘70,in specie i clorofluorocarburi (CFC), sostanzialmente distruggevano l’ozono. I CFC venivano usati in vario modo, dalle bombolette spray per i capelli agli impianti di refrigerazione dei frigoriferi: quando andavano in alta atmosfera, le loro molecole facevano sì che lo strato dell’ozono si riducesse e, quindi, aumentasse la quantità di radiazioni che arrivava alla superficie terrestre. Si tratta però, sottolineo, di problemi che colpiscono l’uomo e gli animali, e non di problemi che incidono a livello climatico.
È quindi un errore ritenere l’ozono come un gas che abbia effetti sul clima?
Sì, decisamente! Spesso si tende a fare confusione tra buco dell’ozono ed effetto serra, ma è importante capire che l’ozono agisce solo da filtro alle radiazioni ultraviolette, quindi la sua mancanza incide solamente sull’uomo e nulla c’entra coi mutamenti climatici. Questi ultimi dipendono invece da altre situazioni, in specie da componenti come i gas cosiddetti “a effetto serra”, tra cui l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O) e il metano (CH4). Sono questi ultimi a provocare l’effetto serra, ovvero il riscaldamento del pianeta, e non hanno nulla a che fare con l’ozono. L’effetto serra, peraltro, è un principio naturale, tanto è vero che il nostro Pianeta vive proprio grazie ad esso, riferito alla capacità di trattenere nella propria atmosfera una parte del calore proveniente dal Sole, ciò che ha reso possibile lo sviluppo della vita sulla Terra regolandone l’equilibrio termico. Si tratta di un bilancio radiativo: i raggi solari che passano attraverso l’atmosfera tornano indietro perché, se così non fosse, la Terra sarebbe caldissima e in 5 miliardi di anni avrebbe preso fuoco. I gas serra servono dunque alla regolazione termica della Terra, mitigandone la temperatura atmosferica e isolandola parzialmente dalle forti escursioni termiche cui sarebbe soggetta in loro assenza. La Terra può essere quindi intesa come la serra, mentre i vetri sono i gas presenti nell’atmosfera: con l’effetto serra accade che parte delle radiazioni solari (che, una volta entrate in atmosfera, rimbalzano sulla superficie terrestre per tornare nello spazio sotto forma di raggi infrarossi) viene invece bloccata da gas come l’anidride carbonica e altri cosiddetti appunto “a effetto serra”. Così come in una serra d’inverno fa più caldo che all’esterno perché l’ambiente si scalda ma non si raffredda, lo stesso avviene per la Terra, che si surriscalda sotto l’atmosfera.
Colpa dell’uomo?
Indubbiamente. Le attività dell’uomo stanno facendo aumentare in maniera indiscriminata i gas serra, provocando così un riscaldamento della Terra. In particolare per colpa dell’anidride carbonica, che è dovuta a tutte le combustioni (si pensi che in cento anni abbiamo bruciato l’energia fossile che si era accumulata in milioni di anni!), degli ossidi di azoto (dovuti in parte alle emissioni dei fertilizzanti) e del metano. Questi gas hanno lo stesso effetto di un vetro e, quindi, fanno riscaldare il Pianeta, con conseguenze molto pesanti che paghiamo e vediamo anche nel nostro Paese. Questo fenomeno, tra l’altro, in parte riscalda il territorio del pianeta, in parte ne riscalda gli oceani, e gli oceani sono la base della “macchina del clima”. Noi risentiamo dei suoi effetti attraverso gli eventi estremi, eventi che c’erano anche in passato ma la cui frequenza è aumentata moltissimo. Per fare un esempio, le piogge intense che in Toscana negli ultimi 20 anni sono state quasi ogni due anni, un tempo si verificavano una volta ogni 20 anni. Perdurando la situazione attuale, un raddoppio delle concentrazioni di anidride carbonica comporterà un aumento della temperatura globale pari a 1-3,5° entro il prossimo secolo, con tutte le conseguenze e le ripercussioni negative sul clima cui stiamo già assistendo, come appunto gli eventi estremi sempre più frequenti.