Obesità infantile, sotto accusa l’inquinamento

Autore: Dott. Agostino Di Ciaula

Gli inquinanti atmosferici

Lo “U.S. National Institute of Environmental Health Sciences” (NIEHS) - “National Toxicology Program” (NTP) ha elencato, nel 2012, più di 200 studi condotti sull’uomo che hanno descritto specifiche relazioni causali tra inquinanti ambientali, Obesità e patologie ad essa correlate. Tra queste, a parte il nutrito elenco di sostanze chimiche introdotte con l’alimentazione (interferenti endocrini come, ad esempio, il BPA, gli ftalati, alcuni pesticidi, le diossine, i PCB) e in grado di alterare pesantemente, tra l’altro, i processi metabolici dell’organismo, spicca l’importanza di alcuni inquinanti atmosferici diffusamente presenti nelle nostre aree urbane, e prodotti prevalentemente dal traffico veicolare e da impianti industriali, che utilizzino processi di combustione di qualunque natura (combustibili fossili, rifiuti, biomasse).
L’esposizione ambientale a PM10 (insieme di sostanze inquinanti disperse nell’aria) e NO2 (biossido di azoto, un inquinante che viene normalmente generato a seguito di processi di combustione) è correlata alla presenza, in bambini in età scolare, di insulino-resistenza, una condizione fisiopatologica strettamente legata all’Obesità, anche in caso di concentrazioni atmosferiche di questi inquinanti di molto inferiori a quelle consentite dalla normativa vigente.
L’esposizione al particolato PM2.5, sia in epoca embriofetale che nei primi 2-3 anni di vita, aumenta il rischio di comparsa di Sovrappeso e Obesità nei bambini, mentre l’esposizione materna in gravidanza a idrocarburi policiclici aromatici (altre sostanze inquinanti derivanti da processi di combustione) può determinare, in modo crescente a seconda dell’esposizione prenatale, insorgenza di Obesità nei figli, rilevata all’età di 5-7 anni.

Il controllo degli inquinanti ambientali

Le evidenze scientifiche sino ad ora disponibili indicano, nel caso di Obesità e Malattie metaboliche come in quello di numerose altre patologie, che la gravidanza e il periodo perinatale sono periodi critici da tutelare e come l’inquinamento “qui e ora” sia in grado di determinare conseguenze sanitarie anche a basse concentrazioni e a distanza di anni dall’esposizione. Suggeriscono anche come le misure orientate a modificare dieta e stili di vita, per quanto importanti, non possano essere, da sole, in grado di controllare in maniera soddisfacente e stabile l’elevata prevalenza di Obesità infantile. Dovrebbero quindi essere affiancate da misure concrete di prevenzione primaria finalizzate al controllo degli inquinanti ambientali per i quali è stata dimostrata una relazione con l’aumentato rischio di Sovrappeso e Obesità, anche per concentrazioni di molto inferiori ai limiti prescritti dalla legge. 


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