Anidride carbonica, particolati, gas nocivi e numerosi altri inquinanti sono in aumento e coinvolgono non soltanto la nostra vita all’esterno (outdoor), ma anche quella nell’intimità delle nostre abitazioni (indoor). Sono note le possibilità di assorbimento degli inquinanti atmosferici da parte delle piante, considerate giustamente come i nostri preziosi “polmoni verdi”, ma gli studi fatti dalla NASA ci confermano che anche quelle con cui solitamente abbelliamo la nostra casa possono agire non solo come “polmoni”, ma anche come “fegati verdi”. Ce lo spiega la Dott.ssa Rita Baraldi, Ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche all’Istituto di Biometeorologia di Bologna.
Prima di tutto, cosa si intende per inquinamento indoor?
È un tipo di inquinamento creato da sostanze presenti all’interno delle abitazioni, che sono nocive alla nostra salute e che derivano sia dai prodotti che utilizziamo, come ad esempio i detergenti per la casa, sia dai materiali stessi con cui quest’ultima è costruita. Sono dannosi i detergenti a base di trielina o ammoniaca o acido cloridrico, ma anche le colle usate nei pavimenti o nella moquette, i pannelli di legno o gli stessi arredamenti, i rivestimenti plastici: tutti questi possono produrre sostanze dannose alla salute, come ad esempio la formaldeide o il benzene (che è un noto gas cancerogeno) e lo stirene (altrettanto dannoso per la salute umana). Inoltre chi ha uno studio o una zona della casa con fotocopiatrice e stampante deve sapere che anche queste ultime emettono xilene e toluene, quindi sostanze volatili che possono, se inalate per lungo tempo, danneggiare la salute. Oggi fortunatamente è possibile trovare negozi che vendono mobili o materiali “biocompatibili” o “rispettosi per l’ambiente”, il che vuol dire che vengono utilizzate sostanze non dannose; la sensibilità su questi temi non è ancora molto diffusa, ma sono già disponibili queste opzioni. Sulla pulizia c’è la mania di disinfettare e sgrassare, non usando magari sostanze naturali come l’aceto, il limone, il bicarbonato; ben venga una giusta disinfezione, ma bisogna fare attenzione alla tipologia del disinfettante usato e, soprattutto, a spalancare le finestre quando la facciamo. Finestre spalancate anche ogni mattina e durante la giornata, visto che gli stessi fornelli a gas e i fumatori producono del particolato.
Veniamo agli studi fatti sulle piante e le loro potenzialità...
Questi studi hanno radici molto lontane, perché sono stati realizzati per la prima volta dalla NASA dopo aver individuato una “sindrome dell’ambiente chiuso” negli shuttle, le navette spaziali: al loro rientro gli astronauti accusavano Cefalea e Mal di testa che non riuscivano bene a motivare, per cui già negli anni ’80 il Centro Spaziale della NASA ha cominciato a finanziare studi su questo fenomeno. Avevano dunque costruito uno Skylab simulando una navetta spaziale fatta con gli stessi materiali dell’originale, mettendo poi al suo interno delle piante ornamentali; al momento della misurazione della qualità dell’aria di una navetta con piante e di una senza piante hanno notato una differenza importante.
Come funziona il meccanismo di depurazione delle piante?
Va detto che le piante, ovviamente, non sono nate per depurare, bensì per assorbire l’anidride carbonica che a loro serve per crescere e riprodursi (questo il loro ciclo biologico); ma ciò ovviamente aiuta anche noi, soprattutto ora che abbiamo oltrepassato le 400 parti per milione di anidride carbonica (CO2), valore peraltro in costante aumento. Durante il processo della fotosintesi le piante riescono a immagazzinare CO2 nella propria biomassa (fusti, radici, foglie); con lo stesso principio, ovvero attraverso le aperture stomatiche presenti nelle foglie, possono entrare anche altri gas dannosi, aiutandoci a purificare l’aria. Il particolato, invece, può venire intercettato e trattenuto sulla superficie fogliare attraverso i tricomi (peli fogliari) o le cere. Non tutte le piante sono uguali e alcune possono essere indicate per la casa.