Il Settore dei Trasporti è fondamentale per il funzionamento dell’economia e lo sviluppo dell’intera società: si pensi infatti che quello europeo conta attualmente 10 milioni di impiegati e contribuisce al 5% del PIL. Accanto ai benefici, esso genera però anche una serie di costi sociali, economici e soprattutto ambientali pagati dalla società nel suo complesso. Questo settore è infatti cruciale non solo per una crescita economica costante e la creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche per il suo impatto sull’ambiente, la qualità dell’aria e la salute di tutti noi. Ne parliamo con l’Ing. Giovanni Pede, Responsabile Laboratorio Veicoli a basso impatto ambientale dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
Qual è l’impatto ambientale dei trasporti di superficie? E quali le sfide che esso impone per il risparmio energetico e la salvaguardia della nostra salute?
I trasporti di superficie sono responsabili del 20% dei gas a effetto serra e dell’uso del 31,7% dei consumi finali di energia. Tra le sfide prioritarie che il settore della mobilità oggi deve affrontare ricordiamo:
- riduzione dell’impatto ambientale: la Commissione Europea ha posto l’obiettivo di aumentare del 20% l’efficienza energetica dell’Unione, incrementando al 20% le fonti rinnovabili e l’uso dei biocarburanti entro il 2020;
- aumento della sicurezza: in Europa ci sono ancora più di un milione di incidenti l’anno, di cui circa 31.100 mortali (dato 2010): l’obiettivo che l’Unione si era prefissato, nello specifico per il trasporto su strada, di dimezzare la mortalità entro il 2010 rispetto al 2001 è stato conseguito solo parzialmente (-42,8%), con l’Italia quasi allineata a questo dato;
- miglioramento della mobilità: nella comunicazione “Keep Europe moving” del 2006, la Commissione europea ha sottolineato l’importanza di ottimizzare l’uso di tutte le modalità di trasporto e la loro interconnessione sia per il trasporto merci che per quello passeggeri: in questo quadro, la Ricerca è di fondamentale importanza per lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie per trasporti meno inquinanti.
Quali sono i combustibili e i tipi di automobile migliori da questo punto di vista?
La meno inquinante in assoluto è la mobilità elettrica, che va estendendosi dal settore ferroviario (lì il problema delle batterie non esiste) a quello stradale; di più immediata applicazione sono i biocombustibili, anche gassosi come il metano sintetico, e soprattutto (poiché il problema è sistemico) l’applicazione su vasta scala dei sistemi di trasporto “intelligenti”. Un esempio? L’implementazione di sistemi di supervisione del traffico in area urbana più affidabili di quelli di ora, perché si basano non sullo stato attuale del traffico, bensì sulla sua previsione a breve termine: il traffico diventa così più fluido e si riducono sia i consumi che l’inquinamento.
Vanno messi in opera anche interventi strutturali? Occorrono politiche integrate per ridurre l’utilizzo del veicolo privato?
La sostenibilità delle aree urbane non può prescindere da un nuovo modello di mobilità basato sull’intermodalità (l’uso combinato di differenti mezzi) tra trasporto individuale a basso impatto e trasporto pubblico. In questo quadro, se da un lato l’auto privata effettua percorsi medi più brevi, il che rende possibile l’uso dell’auto elettrica con ridotte autonomie di percorrenza, dall’altro il trasporto pubblico deve essere più efficiente, facilmente accessibile e maggiormente integrato. In questo ambito, avrà un ruolo importante la micro-mobilità privata (city car e micro vetture) e la diffusione del car-sharing (condivisione dell’automobile), meglio se elettrico.