Acqua, una risorsa da tutelare

Autore: Dott. Luciano O. Atzori

 

Tutelare l’acqua in agricoltura

La seconda fonte di consumo idrico è invece rappresentata dall’agricoltura; in questo caso si può agire su due fronti: sulla produzione e sui consumi diretti e soprattutto su quelli indiretti. Per quanto interessa la produzione, va detto che si sta già facendo tanto, in quanto nell’ambito dell’ottimizzazione della risorsa idrica l’agricoltore è molto più informato e sensibilizzato al problema, ha strumenti che in passato non esistevano e soprattutto è informatizzato (non è raro incontrare agricoltori in campagna con un pc portatile o con un tablet adoperati per leggere in tempo reale i dati necessari alla produzione che vengono costantemente aggiornati). Per ridurre gli sprechi di acqua in agricoltura bisognerebbe agire anche su altre soluzioni quali l’implementazione di pratiche sempre più tecnologiche e quindi innovative, dove possibile sul riuso dell’acqua (quindi attuando la raccolta e lo stoccaggio di questa nel periodo invernale per poi usarla in estate), selezionando le specie più adatte ai fattori climatici locali (ad esempio, in Italia il kiwi, di cui siamo i maggiori produttori al mondo, pur non essendo una pianta tipicamente mediterranea che oltretutto richiede molta acqua, è coltivata soprattutto nel Lazio e nel Veneto cioè in aree ad alta intensità piovosa), cambiando il periodo di semina e migliorando i sistemi irrigui.

Alimentazione e impatto idrico

Per quanto concerne le azioni atte a ridurre i consumi idrici diretti ed indiretti che si possono intraprendere in ambito agronomico, va subito specificato che non bisogna assolutamente agire riducendo i consumi procapite dei prodotti orto-frutticoli, anzi questi andrebbero privilegiati in virtù degli apporti indispensabili di sostanze nutritive per l’organismo umano (vitamine, sali minerali e antiossidanti) bensì si dovrebbe agire sulla quota di proteine e grassi di origine animale che ogni giorno consumiamo.
Può sembrare bizzarro, ma per avere una gestione sostenibile dell’acqua, limitando la pressione che le attività agricole e zootecniche hanno sui corpi idrici (acque superficiali e sotterranee), bisogna ridurre i consumi di carne e dei suoi derivati
Quasi nessuno ci dice che per produrre una bistecca di carne di circa 300-400 grammi (ottenuta attraverso allevamenti intensivi, attualmente i più frequenti) ci vogliono approssimativamente 1.000 litri di acqua! Appare chiaro che il consumo di cibi, e quindi le differenti abitudini alimentari dell’italiano medio (dieta molto ricca di carne bovina e suina), implicano un impatto idrico molto forte e spesso trascurato dalla popolazione che, spinta dall’informazione fondata soprattutto sul risparmio idrico in ambito domestico, non considera la propria alimentazione come fattore importantissimo per tutelare le risorse idriche. Sarebbe quindi auspicabile che le future campagne informative sul risparmio idrico siano più protese a quest’aspetto. Inoltre, senza entrare nel merito degli utili vantaggi salutari che si avrebbero attraverso la giusta riformulazione della quota di proteine animali nella dieta, rimane importante il fatto che la nostra Dieta Mediterranea (che privilegia il consumo di frutta, verdura, olio extravergine di oliva, pesce, ecc.) non solo risulta essere sana e utile al mantenimento della salute, ma incide veramente poco sull’impronta idrica.