Acqua, una risorsa da tutelare

Autore: Dott. Luciano O. Atzori

Per favorirne una gestione sostenibile occorre ridurre i consumi idrici non solo in ambito domestico ma soprattutto legati alla nostra alimentazione

Quando si parla di consumi idrici siamo istintivamente portati a pensare a quanta acqua utilizziamo per i fabbisogni personali e viene in mente quanto abbiamo appreso dagli studi fatti o attraverso la lettura di specifici articoli e cioè che ogni essere umano ha bisogno di pochi litri di acqua al giorno per compensare le perdite dovute ai normali processi fisiologici. Dopo queste prime riflessioni siamo portati a considerare la nostra vita domestica e tutta l’acqua che dilapidiamo per cucinare, per la pulizia personale, della casa e degli indumenti. Molti di noi successivamente riflettono sui potenziali consumi generati dall’industria e dal settore agricolo (attività agronomiche e zootecniche) e solo qualcuno riesce ad ipotizzare i consumi idrici dovuti al terziario (scuole, ospedali, uffici vari, caserme, attività commerciali, ecc.) di cui tutti usufruiamo. Ma quasi nessuno arriva a capire che la maggior parte dei consumi idrici sono dovuti alla nostra alimentazione! Può sembrare strano e quasi impossibile eppure è proprio così. Cerchiamo di capire come e perché.

Il consumo domestico

Secondo i dati ISTAT del 2011 il consumo giornaliero medio reale di acqua nei Comuni capoluogo si aggira intorno ai 160-180 litri procapite. Questo valore può sembrare esorbitante, ma in realtà rappresenta solo un “piccolo numero” nell’oceano della cosiddetta “Impronta idrica italiana” (volume di acqua dolce impiegato per produrre beni e servizi) che in Italia è pari a oltre 130 miliardi cubi l’anno cioè a un consumo di circa 6 mila litri di acqua al giorno per persona!
Per limitare questa “emorragia di acqua” sono state avviate, e tuttora sono in essere, parecchie campagne informative, ma quasi tutte erano e sono basate su una comunicazione poco esatta, infatti in questa si è focalizzata l’attenzione quasi esclusivamente sui consumi domestici facendo credere alla popolazione che i consumi globali dell’acqua sono generati soprattutto da un cattivo uso che si fa di questa nell’ambito delle mura domestiche. Insomma ci hanno fatto credere che chiudendo il rubinetto mentre ci laviamo i denti o laviamo le stoviglie, che facendo docce meno durature o facendo un minor numero di lavaggi con lavatrici e lavastoviglie avremo dato un forte contributo ai consumi idrici. Niente di più falso in quanto nessuno ci ha mai detto che i consumi domestici di acqua incidono su circa il 4% del nostro bilancio complessivo, quindi anche a seguito di una forte contrazione di questi consumi si potrebbe agire su piccoli valori.

Attenzione alla produzione di energia

Con ciò non si vuole affermare che i messaggi di questo tipo rivolti alla popolazione siano completamente sbagliati e forvianti, bensì che bisognerebbe indirizzare la comunicazione verso altri fronti. Ma quali? Sull’industria o sull’agricoltura? Senza alcun dubbio, appare evidente che riducendo il galoppante consumismo ed effettuando un razionale uso agronomico dell’acqua si inciderebbe più proficuamente sui consumi idrici. Il Rapporto UE del 2007 e poi quello del 2012 sulle “Potenzialità di risparmio idrico in agricoltura” hanno permesso di evidenziare che il prelievo totale annuo di acqua dell’UE-27 è di circa 247.000 milioni di metri cubi di cui il 44% viene impiegato nel comparto energetico, il 24% in attività agronomiche e zootecniche, il 17% per il rifornimento idrico pubblico di acqua potabile e 15% per le attività industriali. Appare chiaro che in Europa la principale fonte di consumo idrico è rappresentata dalla produzione di energia e, ritornando alla comunicazione al cittadino, sarebbe sicuramente più proficuo consigliare di ridurre i consumi energetici in ambito domestico attraverso un uso più razionale della corrente elettrica (ad esempio lavaggi in lavatrice e in lavastoviglie a temperature più basse e spegnere le luci quando non necessarie).


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