Vitamina D e COVID-19, nuove evidenze

Autore: Prof. Giancarlo Isaia

 
I fattori ambientali

Considerando pertanto la presenza di un crescente consenso sul ruolo positivo della Vitamina D nel contrastare gli effetti clinici della pandemia e volendo contribuire ad apportare ulteriori conoscenze sull’argomento, abbiamo recentemente pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment” (link 8) uno studio clinico-ecologico, sviluppato in collaborazione con ricercatori dell’ARPA, dell’ENEA, delle Università di Bologna e di Roma La Sapienza.
Considerando che in Italia la grande maggioranza dei decessi da COVID-19 (95,4%) si è verificata in Pazienti con più di 60 anni, soprattutto fra la popolazione residente in nord Italia, e che il loro numero si è drasticamente ridotto dalla fine di maggio all’inizio di ottobre 2020, abbiamo esplorato la possibilità che l’evoluzione dell’epidemia COVID-19 veda coinvolti, tra i molteplici meccanismi di trasmissione, alcuni fattori ambientali.
Per questo motivo abbiamo valutato la diffusione spaziale della pandemia in Italia durante il periodo della sua prima ondata (febbraio-maggio 2020) e abbiamo evidenziato correlazioni statisticamente molto significative fra il numero di deceduti e di Pazienti affetti da COVID-19 registrati in ciascuna regione italiana e l’intensità della radiazione ultravioletta (UV) solare, valutata nel semestre giugno-dicembre 2019 alla superficie terrestre, in tutte le regioni, mediante rilevazioni sia satellitari che al suolo.

Il ruolo dell’esposizione solare

Gli effetti benefici della radiazione UV solare sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 e sulle sue complicanze cliniche potrebbero essere la conseguenza di una maggiore sintesi di Vitamina D verificatasi nel precedente periodo estivo nelle popolazioni delle regioni meridionali, ma anche di una possibile capacità di distruggere il virus tramite l’esposizione solare.
Di conseguenza abbiamo auspicato che vengano organizzate campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sugli effetti sia positivi che negativi dell’esposizione alla radiazione solare e sul consumo alimentare di cibi contenenti la Vitamina D, oltre alla la sua assunzione tramite farmaci o integratori, naturalmente sempre sotto controllo medico.
Ciò potrebbe adeguatamente compensare l’ipovitaminosi D (carenza di Vitamina D) che è molto diffusa nel nostro Paese (link 9) e contribuire al contenimento della pandemia, soprattutto nei soggetti anziani, fragili, obesi e rinchiusi in comunità.

Quali prospettive?

Nonostante la presenza di numerose evidenze scientifiche, l’impiego della Vitamina D nella prevenzione e nella terapia del COVID-19 non è stato al momento preso in considerazione dal nostro Ministero della Salute secondo il quale “non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato”. Il Governo britannico ha invece previsto di supplementare con vitamina D 2,7 milioni di soggetti a rischio di COVID-19 (gli anziani, la popolazione di colore e i residenti nelle RSA).
È importante ricordare che la vitamina D (in particolare il Colecalciferolo), anche ad alte dosi, non presenta sostanziali effetti collaterali (link 10) e che è utile per correggere una situazione di specifica carenza generale della popolazione, soprattutto nel periodo invernale, indipendentemente dall’infezione da SARS-CoV-2; recentemente dunque 65 Medici e Ricercatori italiani hanno trasmesso alle Istituzioni nazionali e regionali un documento propositivo, diffuso dall’Accademia di Medicina di Torino (link 11), che contiene il suggerimento di approfondire l’utilità della Vitamina D nella prevenzione generale e nel trattamento dei Pazienti COVID-19.

 

Link 1 - Isaia G & Medico E, https://link.springer.com/article/10.1007/s40520-020-01650-9 

Link 2 - Charoenngam N & Holick M, https://doi.org/10.3390/nu12072097 

Link 3 - Jain A et al., https://doi.org/10.1038/s41598-020-77093-z 

Link 4 - Castillo ME et al., https://doi.org/10.1016/j.jsbmb.2020.105751 

Link 5 - Annweiler G. et al., GERIA-COVID Study https://doi.org/10.3390/nu12113377 

Link 6 - Rastogi A. et al., SHADE Study http://dx.doi.org/10.1136/postgradmedj-2020-139065 

Link 7 - Balla M et al., https://doi.org/10.1080/20009666.2020.1811074 

Link 8 - Isaia GC et al https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2020.143757 

Link 9 - Isaia G et al., https://doi.org/10.1007/s00198-003-1390-7 

Link 10 - Murai IH et al., https://doi.org/10.1101/2020.11.16.20232397 

Link 11 - Accademia Documento https://www.accademiadimedicina.unito.it/attivita/altro/317-vitamina-d-nella-prevenzione-e-nel-trattamento-del-covid-19-nuove-evidenze.html 

 

 


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