Influenza e febbre, come affrontarla?

Autore: Dott. Claudio CapraraDott. Enrico Montanari

Con rare eccezioni anche la febbre elevata non provoca alcun danno ma, al contrario, favorisce la guarigione dalla malattia e ne abbrevia la durata

In piena ondata epidemica influenzale stagionale, e con ancora ben presente l’esperienza pandemica, non ancora pienamente esaurita,  una delle evenienze patologiche più comuni che potremmo essere chiamati ad affrontare è data dal riscontro di un improvviso e repentino rialzo febbrile.

Termoregolazione e risposta immunitaria

Il nostro organismo di base consuma energia, producendo quindi calore che fisiologicamente viene smaltito attraverso opportuni sistemi funzionali che attuano la termoregolazione corporea; siamo infatti animali cosiddetti “omeotermi”, ovvero che tendono a mantenere una temperatura entro una ristretta banda di alcuni gradi centigradi. Per lo più, le infezioni virali stagionali che colpiscono frequentemente in tale frangente, attivando i normali meccanismi di difesa immunitaria biochimica, determinano una reazione infiammatoria, localizzata e o generalizzata che comporta un aumento della temperatura corporea. Pertanto questa è la modalità di prima risposta attivata dallo stesso organismo a fronte di infezione virale, e cioè la  difesa del nostro organismo per affrontare la malattia riducendo la replicazione virale e cercando, con il calore, di eliminare i microrganismi patogeni.

Febbre e altri sintomi

Sarà proprio l’aumento di temperatura ad attuare un primo contrasto alla immanente invasione e aggressione virale, causa prima scatenante il sintomo febbrile. Sintomo febbrile spiacevole e spesso accompagnato da malessere soggettivo, artro-mialgie,
smaniosità e irrequietezza, aspetti che  amplificano il malessere generale e determinano preoccupazione nel paziente.

Quali provvedimenti?

L’autoprescrizione di farmaci quali antipiretici a dosaggio elevato e ravvicinato o a maggior ragione di antibiotici o antinfiammatori specifici o a largo spettro, non trova una giustificazione reale ed efficace in senso terapeutico, se non portare ad effetti secondari spiacevoli o a sovvertimento del quadro di malattia, tutto a discapito di una rapida diagnosi e trattamento medico adeguato. In caso di febbre la consultazione medica è sempre indicata quale fondamento clinico e giusto approccio diagnostico.
Occorre precisare che la consultazione medica, anche unicamente telefonica, risulta sempre legittima e opportuna, oltre che positiva in termini di comportamento assistenziale corretto. L’avvio al più vicino Pronto Soccorso ospedaliero deve essere ridotto a casi particolari o a soggetti nei quali siano presenti anche altre patologie importanti e solo su indicazione del Medico di famiglia.

In conclusione

In presenza di febbre, non dobbiamo allarmarci e considerarla un nemico. Con rare eccezioni anche la febbre elevata non provoca alcun danno ma, al contrario, favorisce la guarigione dalla malattia e ne abbrevia la durata, pertanto gli antifebbrili vanno utilizzati solo occasionalmente per ridurre la cefalea o i dolori muscolari, quando questa supera i 39º eventualmente per favorire il riposo notturno e comunque a dosaggi corretti su indicazione del Medico di famiglia
È sempre necessario considerare che la febbre rappresenta un sintomo e non una diagnosi e come tale argomento di pieno interesse medico, mentre risultano legittimi quegli accorgimenti assistenziali che vedono nel riposo, nella giusta dieta (leggera e riccamente idratante), nel corretto abbigliamento come indumenti leggeri che favoriscano la dispersione del calore, e, magari, nell’oculato dosaggio di comuni antipiretici, il modo migliore per arrivare alla guarigione.