Autore: Dott. Bruno Battiston

Arrivare alla diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica e si basa sui sintomi riferiti dal Paziente e sulla valutazione della “manovra di Tinel”, test che consiste nella stimolazione, tramite scossa elettrica, del punto in cui il nervo mediano passa al livello del polso, oltre a quella del “segno di Phalen”, cioè la comparsa o il peggioramento dei disturbi sensitivi a fronte della flessione forzata del polso. Si devono valutare ovviamente la distribuzione di questi disturbi nell’area innervata dal mediano, ma soprattutto l’eventuale riduzione del tono o del volume del rilievo carnoso posto alla base del pollice (eminenza tenare).
L’esame strumentale di supporto è essenzialmente l’elettromiografia, che conferma il sospetto clinico e fornisce un indice di gravità generale del disturbo. Un’eventuale ecografia può evidenziare una variazione di diametro del nervo mediano e la presenza di una massa o di un’infiammazione dei flessori.
La radiografia del polso infine, può evidenziare possibili deformità legate a traumi pregressi o malformazioni.

L’approccio conservativo

Inizialmente si procede con una terapia conservativa, per esempio attraverso l’uso di un tutore notturno che mantenga il polso a riposo e impedisca un ulteriore aggravarsi dei sintomi. Per ridurre il dolore può essere utile ricorrere ad antinfiammatori e integratori, oltre ad un ciclo di Fisioterapia. Nel caso non si ottengano risultati accettabili e i sintomi si aggravino o persistano, occorre prendere in considerazione la soluzione chirurgica.

L’opzione chirurgica

Lo scopo dell’intervento chirurgico è quello di diminuire la compressione sul nervo mediano: generalmente viene eseguito in breve tempo, in regime ambulatoriale e in anestesia locale tramite infiltrazione al polso. La tecnica consiste in una piccola incisione di 2-3 cm in senso longitudinale al palmo, in modo tale da poter accedere direttamente al legamento traverso che chiude il Tunnel Carpale (procedura “a cielo aperto”). L’intervento può essere eseguito anche per via endoscopica (procedura “a cielo chiuso”), sezionando il legamento dall’interno attraverso una micro-incisione e con il supporto di una sonda a fibre ottiche.
Nel caso di una grave paralisi della muscolatura che consente l’opposizione del pollice, per recuperare il movimento perduto, può essere indicato ricorrere ad un trasferimento tendineo.

La convalescenza

Dopo l’intervento si procede fasciando il polso e il palmo lasciando le dita libere e avendo cura di assumere gli antidolorifici prescritti per le 24-48 ore successive.
È importante cominciare a muovere le dita immediatamente, mentre sono da evitare i movimenti del polso e la flessione della mano verso il basso per scongiurare un eventuale edema. La prima settimana sono caldamente sconsigliati i lavori manuali e le attività casalinghe.
I punti di sutura verranno rimossi dopo 10-12 giorni: alla completa guarigione della ferita può essere utile massaggiare la cicatrice con una crema base. Normalmente non è necessaria Fisioterapia. Dalla terza settimana si possono riprendere le normali attività quotidiane, evitando tuttavia gli sforzi eccessivi. La ripresa dell’attività lavorativa completa avviene di norma nel giro di 4-6 settimane, anche se ad alcuni Pazienti si consiglia di modificarla.
In conclusione, anche se la totalità dei Pazienti registra un netto miglioramento dopo l’intervento, il risultato effettivo dipende da vari fattori, come la gravità del quadro clinico iniziale e l’età del soggetto colpito: è bene, quindi, attendere 6-12 mesi prima di considerarlo definitivo.


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