Ernia cervicale, le terapie non invasive

Autore: Prof. Vincenzo DenaroDott. Alberto Di Martino

 

La Fisioterapia

Un ruolo consolidato nel trattamento dell’Ernia del disco cervicale è occupato dalla Fisioterapia, che deve tuttavia essere eseguita da personale qualificato. Quest’ultimo si deve confrontare con il Medico prescrittore, che può essere l’Ortopedico, il Neurochirurgo o il Fisiatra. Diversi trattamenti, come il Souchard, il Meziere ed il Feldenkrais, nascono proprio per trattare le patologie della colonna vertebrale e vengono eseguiti in sedute individuali da personale fisioterapico adeguatamente preparato.
Solo raramente è necessario per il Paziente indossare un collare cervicale, proprio perché correggere la posizione antalgica del collo forzando la verticalizzazione della cervicale spesso peggiora il conflitto fra Ernia del disco e strutture nervose, aggravando il dolore locale ed anche la funzione neurologica.
Molti Pazienti si recano dal Fisioterapista alla prima comparsa dei sintomi della cervicale, quali il dolore al collo o lungo il braccio, o un deficit di forza alle mani e spesso vengono sottoposti a trattamenti come le “Manipolazioni”. Sebbene questa procedura sia efficace in diversi Pazienti, la Manipolazione cervicale necessita sempre di una valutazione prima della procedura per escludere patologie severe della colonna come tumori o infezioni locali, dove la Manipolazione può determinare la comparsa di un deficit neurologico. Inoltre, in alcuni Pazienti con Ernia del disco si può determinare una fuoriuscita ulteriore del materiale discale che può essa stessa essere causa di deficit neurologici con lesioni anche gravi da un punto di vista funzionale da trattare con un intervento chirurgico in urgenza. Quindi sempre meglio eseguire una valutazione clinica e degli esami radiologici prima della riabilitazione per limitare il rischio di un peggioramento clinico e neurologico che può compromettere la qualità di vita del Paziente.

Quando intervenire con la Chirurgia

Se è vero che il trattamento conservativo, con le modalità e la prudenza indicate precedentemente, permette nella maggior parte dei Pazienti di evitare un intervento chirurgico, esistono alcune indicazioni elettive alla Chirurgia che impongono al clinico di sospendere il trattamento conservativo e di suggerire la Chirurgia come soluzione maggiormente appropriata. Queste includono:

  • la presenza di deficit neurologici confermati dai test diagnostici, come l’Elettromiografia o i Potenziali Evocati sensitivi e motori;
  • la Cervicalgia o il dolore all’arto superiore resistenti al trattamento conservativo per oltre 6 settimane;
  • la presenza di sindromi dolorose a livelli cervicale che non rispondono al trattamento farmacologico e limitano severamente la qualità di vita del Paziente.

Una valutazione clinica adeguata da parte di professionisti qualificati nella patologia e nella Chirurgia del rachide cervicale, permette al Paziente di avere un percorso individualizzato che minimizzi il rischio di essere sottoposto ad intervento chirurgico; tuttavia, nei Pazienti che necessitano di un intervento, è possibile ottenere, in Centri qualificati, una risoluzione del dolore ed un buon recupero neurologico e funzionale.


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