Autore: Prof. Ettore Cassandro Dott. Giuliano Sequino

L’Acufene è un disturbo fastidioso e persistente che è possibile trattare con un’accurata terapia personalizzata

Non è una malattia vera e propria ma un sintomo la cui origine è molto controversa. Per Acufene si intende la percezione di un rumore, un fischio che non è legato ad una reale sorgente esterna. Anche se le conoscenze sui meccanismi degli Acufeni si sono accresciute negli ultimi anni, principalmente per l’approfondimento del ruolo delle vie acustiche centrali, siamo ancora molto lontani da una visione univoca sulle cause del disturbo.

Origine controversa

È indubbio che circa il 50% delle persone affette da Ipoacusia neurosensoriale (riduzione dell’udito), con o senza compromissione della coclea (o chiocciola, una componente dell’orecchio interno), soffra anche la presenza di Acufeni. Tuttavia, ad un’attenta anamnesi, sta emergendo il ruolo della familiarità, che evidenzia come ci possa essere anche una componente genetica. Se un tempo si supponevano meccanismi distinti per il sistema nervoso periferico e per quello centrale, oggi si è definitivamente affermato il concetto che il sistema uditivo, che è parte del sistema nervoso periferico, lavora in sincronia con il sistema nervoso centrale. Questo concetto aiuta a comprendere come un sintomo complesso come l’Acufene sia il frutto “bacato” di un sistema non più perfettamente sincronizzato. Le cellule ciliate esterne, vero motore della coclea, ricevono input facilitatori o inibitori che, se alterati, possono determinare i fenomeni più disparati come, tra gli altri, gli Acufeni.

Le possibile cause

L’Acufene è un disturbo molto frequente: si stima che ne soffra circa il 4% della popolazione. Come detto, si tratta però di un sintomo e, in quanto tale, può anche essere la spia di svariate patologie che interessano le vie uditive. Queste patologie, a loro volta, potrebbero essere la conseguenza di alterazioni dell’orecchio, dell’apparato muscolo-scheletrico (ad esempio del tratto cervicale o dell’articolazione della mandibola), della sfera neurologica o psichiatrica, delle prime vie aeree respiratorie. Ma l’Acufene può essere anche un segnale di patologie ormonali, vascolari, metaboliche, immunologiche. In alcuni casi non è invece possibile associarlo a una patologia: si parla quindi di Acufene idiopatico. In questi casi, purtroppo, la terapia diventa più complicata e, talvolta, inefficace. In ogni caso, anche quando venga individuata e curata la causa dell’Acufene, non sempre la terapia riesce a determinare la scomparsa del disturbo.

La percezione del rumore

L’Acufene presenta variazioni assolutamente anarchiche, sia per la frequenza (sibilo, ronzio, fischio, cascata, pulsazione, scroscio), che per l’intensità. Tali variazioni possono causare allarme ed essere vissute come un pericolo da parte del Paziente che ne è affetto, con un conseguente coinvolgimento della sfera emozionale (attività limbica) che è poi responsabile delle manifestazioni psicologiche, in genere di natura depressiva, che spesso si associano al sintomo Acufene. È quindi indispensabile che il primo Medico che visita il Paziente eviti di generare allarmismi che, molto spesso, si rivelano ingiustificati.
Gli esami diagnostici (Audiometria tonale e vocale, Impedenziometria, Esame audiometrico ABR, Ecocolordoppler, Esami di laboratorio, Risonanza Magnetica, Acufenometria), pur indispensabili, devono essere considerati come normale routine, non come conferma di eventuali diagnosi infauste. Non bisogna mai ritenere che il sintomo sia destinato a persistere, anche perché non è assolutamente certo che sia così. Allo stesso modo, è opportuno evitare di promettere che la cura sarà sicuramente in grado di annullare l’Acufene, perché ciò potrebbe generare aspettative che, qualora deluse, potrebbero aggravare la componente emotiva della persona interessata dal problema.


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