La diagnosi è spesso tardiva
Non esistendo metodiche di screening, il Cancro ovarico viene diagnosticato in stadio avanzato anche perché i sintomi sono aspecifici e ad insorgenza tardiva. Tra questi si riscontrano gonfiore addominale, sazietà precoce, perdita di peso o, al contrario, incremento ponderale, senso di peso, mal di schiena, astenia (debolezza generale), stitichezza, minzione frequente e dispnea (fiato corto).
Durante la visita può riscontrarsi un addome globoso per la presenza di Ascite, ossia un accumulo di liquido, o una massa palpabile, gambe gonfie per insufficienza venosa così come la presenza di una Trombosi.
L’importanza dell’ecografia
L’ecografia ha un ruolo fondamentale soprattutto se eseguita da mani esperte. Il Ginecologo Ecografista esperto è in grado di valutare, grazie all’ecografia transvaginale e transaddominale, sia la natura del Tumore sia l’estensione della malattia esaminando il peritoneo, l’intestino, il fegato e i linfonodi.
Davanti al sospetto di Cancro ovarico viene poi prescritta una TAC torace-addome con mezzo di contrasto per valutarne lo stadio.
Quali terapie?
Il trattamento del Cancro ovarico avanzato prevede la combinazione della Chirurgia con la Chemioterapia. Essendo un Cancro raro a grande complessità di cura, le Pazienti vanno sempre indirizzate a Centri specializzati, ad elevato volume di casi, dove le competenze posso essere acquisite e mantenute.
I Cancri iniziali vengono sottoposti a Chirurgia di stadiazione per asportare tessuti macroscopicamente sani ma potenziali sedi di localizzazioni tumorali, pertanto si prevede l’asportazione laparoscopica o laparotomica dell’utero, degli annessi, dei linfonodi, dell’omento e dei lembi peritoneali.
Nei Tumori avanzati, la laparoscopia può precedere l’intervento laparotomico di asportazione completa del Cancro. La laparoscopia serve ad ottenere la conferma istologica e a valutare la distribuzione della malattia per prevederne la possibilità di asportare chirurgicamente tutta la malattia macroscopica. Se è possibile, si procede alla laparotomia alla quale seguiranno, dopo un periodo di circa un mese dall’intervento chirurgico, sei cicli di Chemioterapia.
Quando invece, in seguito alla laparoscopia, si valuti l’impossibilità di procedere all’asportazione chirurgica completa, si avvia la Paziente direttamente alla Chemioterapia. Dopo tre cicli di Chemioterapia la Paziente verrà poi rivalutata per la Chirurgia di intervallo, che sarà seguita da altri tre cicli di Chemioterapia per i complessivi sei previsti.
Nei casi in cui la distribuzione del Tumore sia molto estesa o la Paziente molto fragile, la diagnosi viene effettuata con biopsie eseguite sotto guida ecografica. Al momento della prima biopsia è molto importante ricercare, sia nel tessuto tumorale che nel sangue della Paziente, la presenza delle mutazioni dei geni BRCA 1 e 2. La presenza della mutazione nel solo tessuto tumorale è utile per indirizzare i trattamenti chemioterapici. Il riscontro della mutazione anche nel sangue indica il carattere ereditario della mutazione e, pertanto, risulta utile non solo alla Paziente ma anche ai familiari, che verranno a loro volta sottoposti alla ricerca della mutazione per attuare le procedure di prevenzione/diagnosi precoce. Negli ultimi 40 anni la sopravvivenza delle Pazienti con Cancro ovarico non ha purtroppo avuto un grande miglioramento. Recentemente è stato introdotto l’impiego dei Parp inibitori. I Parp sono proteine in grado di individuare e riparare i danni al DNA. L’impiego di inibitori di Parp si è dimostrato capace di raddoppiarne la sopravvivenza in una parte delle Pazienti. L’auspicio è che la Ricerca possa individuare metodi efficaci per la diagnosi precoce anche nella popolazione generale e, parallelamente, le terapie possano diventare sempre più individualizzate basandosi sui profili genetici/molecolari dei singoli Cancri.