Le fratture da fragilità sono uno dei maggiori problemi socio-sanitari che colpiscono la popolazione anziana, causando purtroppo perdita di mobilità e autonomia e, inevitabilmente, uno stile di vita prevalentemente sedentario. Nonostante le fratture da fragilità stiano causando un aumento della mortalità e della morbilità negli anziani, il tasso di diagnosi però è ancora basso. I soggetti che hanno subito una frattura per Osteoporosi o che sono ad alto rischio di frattura non vengono curati e, in generale, il numero di Pazienti che ricevono un trattamento adeguato sta diminuendo. Tuttavia, in letteratura, sono numerosi gli studi che propongono Linee Guida per il trattamento e la prevenzione dell’Osteoporosi.
I numeri del problema
Delle fratture totali registrate annualmente nel mondo, 9 milioni consistono in fratture da fragilità dovute all’Osteoporosi e hanno conseguenze importanti in termini di mortalità e disabilità. Inoltre, dopo la prima frattura causata da Osteoporosi, aumenta il rischio di ulteriori fratture. Si stima che, in Italia, siano affetti da Osteoporosi 1 donna su 3 oltre i 50 anni e 1 maschio su 8 oltre i 60 anni. Secondo i dati provenienti dalle Schede di Dimissioni Ospedaliere (SDO), l’incidenza stimata degli eventi fratturativi è di 70/10.000 negli over 65. Considerando l’aumento dell’aspettativa di vita, è plausibile che il numero di fratture aumenti notevolmente in tutti i Paesi, così come i relativi costi.
Cause e fattori di rischio
Le fratture da fragilità sono le conseguenze di una ridotta resistenza dello scheletro in seguito ad un’alterazione della quantità e della qualità del tessuto osseo; si tratta di una situazione resa particolarmente insidiosa dal fatto che spesso è asintomatica, fino al manifestarsi della frattura da fragilità. Alcune persone hanno più probabilità di avere l’Osteoporosi rispetto ad altre perché presentano uno o più fattori di rischio di sviluppare questa condizione. Alcuni fattori di rischio sono non modificabili, come età, sesso femminile, Menopausa e razza; anche la familiarità e i fattori genetici giocano un ruolo chiave nello sviluppo dell’Osteoporosi e nella suscettibilità alle fratture. Altri fattori di rischio sono invece modificabili in quanto correlati allo stile di vita: alimentazione povera di calcio, di frutta e verdura o troppo ricca di proteine, carenza di vitamina D, o una vita troppo sedentaria. Perfino l’eccesso di fumo, di alcol e di caffeina possono costituire un fattore di rischio, così come anche diverse malattie tra cui Patologie autoimmuni, Malattie del sistema endocrino e Disturbi alimentari per le quali è necessario assumere medicinali che hanno effetti negativi sullo scheletro o perché comportano una riduzione della mobilità.
Cosa fare dopo una frattura
È importante attuare un intervento diagnostico e terapeutico mirato a prevenire una successiva frattura, predisponendo una prevenzione secondaria personalizzata in base alle esigenze del Paziente. Il primo passo è quello di riconoscere velocemente il problema, soprattutto se si sa di essere a rischio di frattura o in caso di frattura pregressa. Il trattamento deve essere sia tempestivo che adeguato affinché sia efficace e permetta di incrementare le possibilità di ripresa del Paziente e della funzionalità della zona lesa, che si traduce in un ritorno all’autonomia prefrattura. Lunghe attese per l’intervento corrispondono a un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del Paziente. L’esame di riferimento per la diagnosi di Osteoporosi è la DEXA, che fornisce una valutazione della massa ossea. Si tratta di un esame semplice, rapido ed assolutamente indolore oltre ad essere sicuro poiché prevede l’impiego di raggi X ma in dosi bassissime, e si può ripetere tranquillamente nel tempo.