Il Topinambur è una pianta tuberosa perenne, appartenente alla famiglia delle “Asteraceae”, originaria del Nord America, conosciuta anche come girasole selvatico. Si tratta di un tubero con un aspetto simile alla patata dolce; viene, infatti, chiamato “patata selvatica” oppure “patata americana”. È stato coltivato in origine dagli Indiani d’America e successivamente importato in Europa nel XVII secolo. In inglese, il suo nome è “Jerusalem artichoke”, cioè “carciofo di Gerusalemme”. Per secoli, è stato coltivato sia come un tubero commestibile che per le sue proprietà curative. Si tratta di una pianta molto facile da coltivare, che dà un’ottima resa, adatta anche a suoli aridi ed è in grado di sopravvivere a temperature molto basse, che possono far morire la parte esposta della pianta ma non il tubero, che è interrato e quindi protetto (la pianta tornerà a crescere durante la successiva stagione più favorevole). La crescita molto rapida fa sì che non risultino necessari pesticidi e trattamenti per garantire un buon raccolto. Soltanto una piccola parte del raccolto mondiale è utilizzata per l’alimentazione umana. Una buona parte è destinata alla produzione di inulina, fibra largamente utilizzata nell’industria alimentare, mentre una parte è destinata alla produzione di biocombustile e mangimi per l’allevamento animale.
Poco calorico e adatto ai Celiaci
Il Topinambur fornisce pochissime calorie ed è un alimento ideale per chi soffre di Celiachia poiché non contiene glutine. Non contiene grassi e l’1-2% è costituito da proteine vegetali. 100 grammi forniscono circa 70 kilocalorie, se viene consumato crudo (diventano 50 da cotto). Oltre ad essere un ottimo alleato della linea, il Topinambur ha molteplici applicazioni grazie alla sua ricca composizione chimica, alla sua resistenza a fattori biotici e abiotici, in qualità di: alimento funzionale, ingrediente bioattivo e materia prima per la produzione di etanolo e butanolo, acidi succinico, citrico e lattico. Infatti è ricco di sali minerali come ferro, fosforo e potassio.
Alimento consigliato per chi soffre di Diabete
Per il 20% il Topinambur è costituito da carboidrati sotto forma di inulina (anziché amido), per questo motivo è una soluzione più che consigliata per chi soffre di Diabete per l’alta concentrazione di inulina presenteL’inulina è un polimero del fruttosio, una lunga catena costituita da molecole di D-fruttosio unite da legami β-glicosidici. La lunghezza della catena è variabile e può andare da una ventina a qualche migliaia di unità di fruttosio.
I vantaggi dell’inulina
L’inulina è simile all’amido, il polimero di riserva, presente nella maggior parte dei tuberi, formato da molecole di glucosio, ma vi assomiglia solo strutturalmente: l’inulina non può essere digerita dagli enzimi umani e, quindi, attraversa stomaco e intestino tenue senza essere degradata; sono i batteri presenti nel colon (il microbiota intestinale) ad utilizzare l’inulina come substrato per i processi fermentativi che portano alla produzione di acido lattico e di acidi grassi a catena corta. L’inulina ha un apporto calorico inferiore a quello dell’amido, e ciò è dovuto esclusivamente al metabolismo dell’acido lattico e degli acidi grassi che si formano durante la fermentazione. Per questo motivo, viene utilizzata nella produzione di cibi funzionali per il trattamento dell’obesità, del Diabete di tipo 2 e di altre patologie, con interessanti studi che mostrano una riduzione del peso corporeo e del grasso addominale in soggetti che consumano integratori a base di inulina. Un recente lavoro tutto italiano ha dimostrato che spaghetti addizionati con inulina (creati con una combinazione di farine integrali biologiche di grani antichi e inulina estratta da Topinambur e cicoria), posseggono un effetto inibitorio sull’α-amilasi, determinando così proprietà ipoglicemizzanti della pasta. L’inulina è una fibra solubile, che forma una massa di consistenza gelatinosa in ambiente acquoso, ed è considerata un importante prebiotico, una sostanza in grado di modulare crescita e sviluppo dei batteri intestinali, nostri commensali biologici. In particolar modo, l’inulina sembra favorire la crescita di ceppi appartenenti ai generi “Lactobacillus” e “Bifidobacterium”, batteri che svolgono un ruolo positivo nel colon. Inoltre, l’inulina stimola la motilità intestinale, aumenta il volume delle feci e può aiutare l’evacuazione nei soggetti stitici. Altri effetti positivi dell’inulina sembrano essere legati ad un aumento dell’assorbimento di calcio e magnesio a livello intestinale: l’aumento dell’assorbimento di calcio è particolarmente significativo in quei soggetti che utilizzano farmaci antiacidi, che possono ridurre in maniera importante l’efficienza del processo (effetto collaterale del farmaco).