Entro in palestra, sta per iniziare l’incontro di Biodanza, alcuni bambini già arrivati si fermano un istante e poi riprendono la loro corsa, altri mi vengono incontro e mi abbracciano… C’è Filippo: le maestre non riuscivano più a tenerlo in classe, scappava, le hanno provate tutte; c’è Giorgia che da tre anni è in Italia, è stata adottata, a casa sua parla, a scuola no, pareva “muta” poi, proprio durante un incontro di Biodanza, ha detto il suo nome e ha iniziato a dire cosa le piaceva riempiendo i miei occhi di lacrime di commozione; c’è Sara che rifiutava ogni gesto di affetto della mamma ed ora dopo un anno si lascia accarezzare i capelli e abbracciare; c’è Gianni che vive in una comunità per minori e soffre di non essere più con la sua famiglia, per quanto problematica fosse; c’è Alissa: ha vissuto una storia di abusi, ma ora non leggo più spavento nei suoi grandi occhi neri, si lascia avvicinare e l’ultima volta mi ha chiesto di fare “la pioggia che scivola” sulla sua schiena; c’è Laura, che è africana e ci ha raccontato come si fa il pane nel suo Paese… Potrei andare avanti a lungo, perché sono tanti i bambini che ho incontrato in questi anni nei percorsi di Biodanza, li ho accompagnati per un po’ di tempo, poi sono andati per la loro strada e a me è rimasta la ricchezza di essere cresciuta con loro.
Traumi e carenze affettive
Chi vive con i bambini e gli adolescenti ed è padre, madre, insegnante, Psicologo, Educatore, Infermiere, Terapista, sa quanto a volte è difficile scegliere come agire, specie quando manifestano comportamenti provocatori, oppositivi, aggressivi, depressivi, di chiusura e isolamento. Ma se andiamo oltre questi comportamenti manifesti e ci interroghiamo sulle cause del disagio che questi bambini e adolescenti vivono, ci accorgiamo che provano un dolore profondo perché spesso l’ambiente non riesce a dare risposta ai loro bisogni fondamentali. Sono bambini che non sono stati accolti, ascoltati, abbracciati, amati abbastanza. Questo a volte avviene quando vivono con adulti che a loro volta non hanno sanato traumi o carenze affettive, che sono stati bambini non amati; oppure quando i loro genitori vivono situazioni di disagio o di lutto e non riescono a fare un percorso di consapevolezza e a capire anche i bisogni dei figli. Così, nelle storie dei bambini che incontro vi sono stati eventi che hanno spezzato la fiducia nell’amore dell’adulto, il bisogno profondo di crescere in armonia e unità con le figure di attaccamento e con l’ambiente di appartenenza. Il bambino che non crede più nell’adulto, non crede più neanche in se stesso, nelle sue potenzialità e capacità, nella possibilità di vivere felice.
Il nutrimento che sana le ferite
Riscoprire la “Vitamina A”, la dimensione dell’affettività, vuol dire favorirli in una crescita serena, far provare loro la gioia di esistere, sperimentarsi ed esprimere se stessi e le proprie potenzialità. Attraverso i “gesti di cura affettivi” e il “buon contatto”, nei percorsi che integrano il Sistema Biodanza di Rolando Toro e l’Educazione al contatto, è possibile sanare ferite, far sperimentare a bambini e adolescenti l’esperienza di essere contenuti e protetti, rispettati nei loro ritmi di crescita, ascoltati e amati perché possano essere un domani donne e uomini capaci di amare.