Alterazioni cromatiche e possibili cause

In condizioni fisiologiche e di luce normali, i nostri occhi percepiscono colori e sfumature, ma esistono anche alterazioni del senso cromatico 

L’occhio umano è in grado di percepire i colori fondamentali e le differenti combinazioni cromatiche che derivano dalla loro mescolanza. La sensibilità cromatica, infatti, è già presente fin dalla 6ª settimana di vita per colori come il rosso e il verde, completandosi, anche per gli altri, alla fine dell’infanzia. Detto ciò, la visione del colore è senza dubbio un fenomeno complesso, che trasmette messaggi semplici ma anche molto articolati. Vediamo più da vicino di cosa si tratta.

Un mondo...

La capacità di riconoscere i colori spetta ai coni, recettori localizzati nel foglietto interno della retina che, insieme ai bastoncelli, sono deputati alla ricezione della luce e ad elaborarne lo stimolo prodotto. In altre parole sono neuroni altamente specializzati caratterizzati da tre diverse tipologie di pigmenti retinici (iodopsine), ossia sostanze sensibili alla luce e dotate di una capacità di assorbimento specifica per diverse lunghezze d’onda (il loro picco di assorbimento si registra nella porzione blu, verde e gialla dello spettro che compone la luce). I bastoncelli (circa 130 milioni), invece, contengono il fotopigmento principale (rodopsina) che assorbe i fotoni con lunghezza d’onda massima di 500 nm.

... a colori

I fotorecettori, attraverso una fibra esterna, si collegano alle cellule bipolari o orizzontali della retina che, a loro volta, confluiscono nelle cellule gangliari il cui prolungamento forma lo strato delle fibre nervose che converge nel disco ottico e, attraverso le vie ottiche, arriva fino ai centri nervosi superiori. La percezione dei colori, inoltre, è regolata da fenomeni per cui un oggetto viene percepito sempre con il colore che l’esperienza ci ha abituato ad attribuirgli (legge di costanza del colore). Tale percezione tende a rimanere immutata anche quando, in caso di cambiamento delle caratteristiche fisiche dell’oggetto (ad esempio per una diversa illuminazione), si modifica la sensazione cromatica di base.

Un po’ di storia

Nel 1676 Isaac Newton aveva intuito che la luce è costituita da raggi colorati dotati di angoli di rifrazione differente. Analizzando quanto accadeva quando la luce solare attraversa un prisma, ovvero la comparsa di un’immagine ellittica leggermente colorata di blu ad un estremo e di rosso all’altro estremo, le diede il nome di spettro. Per Newton, quindi, il colore è una sensazione soggettiva causata da uno stimolo fisico oggettivo, cioè la luce. Secondo lo Scienziato, inoltre, il processo di dispersione della luce è un fenomeno reversibile e i colori non sono una modificazione dalla luce bianca ma, al contrario, gli elementi che la costituiscono.

La teoria di Goethe

Queste affermazioni di Newton vennero aspramente criticate da un altro celebre pensatore, Johann Wolfgang Von Goethe che, nella sua Teoria dei colori, sostiene che non è la luce a scaturire dai colori ma, viceversa, sono i colori a scaturire da essa. I colori, quindi, non sono primari ma consistono in un offuscamento della luce o nella sua interruzione con l’oscurità. La teoria di Goethe, quindi, metteva particolarmente in risalto l’uomo e i suoi sensi.

Diversi tipi di recettori...

Sulla scia dell’autore tedesco si è espresso anche il britannico Thomas Young che, all’inizio dell’Ottocento, aveva proposto una teoria secondo la quale nell’occhio umano sono presenti tre differenti tipi di recettori ognuno dei quali è in grado di percepire un colore particolare: dalla loro combinazione risulterebbe la percezione dei colori nello spettro visibile (teoria tricromatica della visione). Colori primari sono il rosso il verde e il violetto. Questa teoria, poi conosciuta come la teoria di Young-Helmoltz, (dal nome dello Scienziato che la riprese e la fece sua), fu validata nel 1964 grazie a tecniche sperimentali che confermarono l’effettiva esistenza dei tre tipi di recettori e delle loro specifiche sensibilità nei confronti della lunghezza d’onda prodotta dalle radiazioni elettromagnetiche.

... per lunghezze d’onda differenti

Le differenti posizioni rispetto alla lunghezza d’onda dei picchi di assorbimento della luce da parte di questi tre tipi di recettori dipendono, in particolare, dalle caratteristiche del pigmento (iodopsina) in essi contenuto: i coni S, ad esempio, hanno un picco di assorbimento di 437 nm con massima sensibilità al blu-violetto; i coni M, invece, hanno un picco di assorbimento di 533 nm e sono sensibili al verde. I coni L, infine, hanno un picco di assorbimento di 564 nm, con sensibilità alla gamma del rosso. La visione di un colore intermedio, quindi, è data dalla stimolazione di almeno due diversi tipi di coni, mentre la visione del bianco si ottiene quando tutti e tre i tipi di coni risultano stimolati al massimo.


Pagina precedente 1/2 Pagina successiva »