Lavoro al computer, evitiamo i danni

Autore: Dott.ssa Enrica Zinzini

 

I danni da luce blu

Tra gli altri rischi visivi da esposizione agli schermi dei computer e di altri dispositivi di cui si è scritto e parlato molto, mi preme proporre un chiarimento in merito ai danni da luce blu. A questo proposito, infatti, bisogna sottolineare che solo la frazione blu viola (415- 455 nm) di questa luce potrebbe determinare effettive alterazioni del film lacrimale, indurre alterazioni del ritmo sonno-veglia e nel tempo rivelarsi potenzialmente dannosa per la retina (al momento i danni sono stati evidenziati solo su cellule retiniche coltivate in laboratorio).
La luce blu turchese (455-485 nm), al contrario, è molto importante e benefica per la visione, l’attenzione, la capacità di apprendimento, la prontezza dei riflessi e la regolazione del ritmo biologico del sonno e della veglia.
La fonte naturale più intensa di luce blu è il sole, mentre fonti artificiali di simile intensità sono le luci a LED bianco-freddo (oltre 6000 Kelvin di temperatura), ma gli schermi di computer, cellulari e tablet hanno un’emissione significativamente inferiore in tal senso; questi dispositivi, inoltre, consentono la modulazione della quota di luce blu (opzione night shift). Ciò che fa la differenza sono i tempi di esposizione: non è pensabile un’esposizione prolungata al sole pieno ad occhi aperti, mentre di solito la permanenza in ambienti illuminati a LED, come ad esempio supermercati e strade illuminate, è di breve durata; è certamente possibile, invece, restare ben più a lungo esposti allo schermo di un computer o di un cellulare.

Consigli per la prevenzione Nel complesso i disturbi fin qui delineati costituiscono quella che gli autori anglosassoni definiscono Digital eyestrain syndrome (Sindrome da affaticamento visivo digitale) che comprende cefalea, visione offuscata, secchezza oculare e dolore cervicale: quest’ultimo disturbo può essere connesso anche all’inadeguatezza della postazione di lavoro o all’assunzione di posture scorrette da parte di chi la utilizza; ma occorre, a questo punto, fare un’importante premessa generale: se è vero che prima di utilizzare un qualsiasi strumento tecnologico consultiamo un libretto di istruzioni o ci rivolgiamo in alcuni casi ad un esperto per imparare ad usarlo correttamente e senza rischi, lo stesso concetto può essere applicato anche all’impiego del computer e poiché questo genere di attività comporta un certo impegno visivo, è fondamentale rispettare alcune regole per preservare i nostri occhi e la nostra vista dall’insorgenza di eventuali disturbi:

  • distanza di lavoro: lo schermo deve essere posto a 50-70 cm dagli occhi per garantire il minimo coinvolgimento dell’attività di accomodazione;
  • allineamento corretto tra occhi e schermo: il lato superiore dello schermo non dovrebbe superare la linea immaginaria che congiunge le nostre sopracciglia; in pratica lo schermo dovrebbe essere posizionato in linea con i nostri occhi o, meglio ancora, poco più in basso; questo consente di mantenere le palpebre poco abbassate riducendo al minimo la superficie oculare esposta all’evaporazione del film lacrimale;
  • rispetto dei tempi di riposo dall’attività: anche questa è una regola importante per consentire il rilassamento dell’accomodazione che si attiva, come detto, da 40-50 cm di distanza; spostando lo sguardo a distanze superiori la messa a fuoco è inattiva; gli studiosi anglosassoni hanno proposto la regola detta “twenty-twenty-twenty” (20-20-20), consigliando che ogni 20 minuti di attività a computer si sposti lo sguardo per 20 secondi guardando ad una distanza di 20 piedi (corrispondente a circa 6 metri);
  • eseguire una visita oculistica: in caso di insorgenza di disturbi visivi dopo attività al computer che si risolvono o migliorano sospendendo l’impegno visivo, si raccomanda l’intervento di un esperto; una visita medico oculistica, infatti, potrà definire la corretta entità del problema e un adeguato trattamento o correzione ottica necessaria e fornire indicazioni utili alla salvaguardia della salute oculare.

Oltre a queste indicazioni è opportuno ricordare che anche l’utilizzo delle lenti a contatto tende a ridurre o modificare l’adeguata lubrificazione oculare; il loro impiego durante il lavoro a video deve quindi prevedere un’opportuna idratazione della superficie oculare aggiuntiva.

La prevenzione nei bambini

È molto importante, infine, riservare un’attenzione particolare ai bambini fin dall’età prescolare, poiché tendono ad avvicinarsi molto agli schermi di questi dispositivi, sollecitando quindi notevolmente il meccanismo di accomodazione. Secondo recenti studi proprio questo tipo di atteggiamento può favorire l’insorgenza o la progressione della Miopia nell’età evolutiva che può predisporre a gravi patologie oculari una volta adulti. L’adozione di comportamenti adeguati durante l’attività lavorativa o di svago che comporti l’utilizzo di uno schermo, quindi, rappresenta, ad ogni età, la migliore azione di prevenzione per la tutela della salute della vista.


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