Il bambino che non mangia è una delle situazioni che maggiormente creano ansia nei genitori ed è un “classico” nell’ambito delle problematiche che il Pediatra di famiglia incontra nell’ambulatorio. Quando i genitori o i nonni vedono il bambino aprire la bocca e inghiottire avidamente la sua pappa, hanno la certezza che la creatura sta bene. Tuttavia non sempre tutto procede in questo modo: crescendo, quel bambino che aveva mostrato tanta voglia di assecondare l’affetto materno, somministrato sotto forma di alimento, inizia a dimostrare insofferenza per quel gesto, chiude le labbra, sputa il cibo, scuote la testa come infastidito, e in quel momento sorge nella mente di chi si occupa di lui l’atroce dubbio: il bambino non sta bene? È inappetente, avrà bisogno di ricostituenti?
Il ruolo del Pediatra
Arriva quindi il momento in cui, con a fianco la mamma accigliata, il Medico posa dolcemente il bambino sulla bilancia per verificarne la crescita. È un momento delicato, che il Pediatra non può e non deve sottovalutare, deve abbandonare i dettami della Medicina basata sull’evidenza, del nozionismo scientifico e assumere un atteggiamento di accoglienza e di ascolto e convincere i genitori allarmati, di alcuni concetti, forse scontati per il Medico, ma di grande conforto per i familiari del bambino. La svogliatezza nel mangiare raramente nasconde una patologia e, quando invece può essere un campanello di allarme, è accompagnata da altri segnali che il Pediatra è in grado di intercettare proprio nel momento del colloquio con i genitori. Il bambino che non gioca, che vuole sempre stare seduto, che non partecipa (come aveva sempre fatto) alle attività proposte dai familiari o dalle educatrici del nido o della scuola, è certamente da tenere sotto osservazione; quando invece è un furetto che passa da un gioco ad un altro, salta sulle sedie e aggredisce il divano come fosse una roccia da scalare, possiamo stare tranquilli che la presunta Inappetenza non è foriera di guai!
Quando il cibo non è una priorità
Proviamo a immaginare cosa pensano i bambini, anche quelli più piccoli, diciamo dopo l’anno di vita, quando in casa iniziano le schermaglie sull’argomento pappa. Quali sono le loro priorità, i loro desideri? Al primo posto sicuramente il gioco, al secondo le coccole, al terzo avere l’attenzione della mamma. La pappa non è in una posizione di classifica che si può definire alta; per loro, a dir la verità, è proprio una perdita di tempo! Cominciamo a scrollarci di dosso qualche senso di colpa: non siamo noi che non sappiamo cucinare. La qualità del cibo non influisce sul risultato, a riprova di ciò vi invito ad assaggiare un latte artificiale qualsiasi che beve tranquillamente il neonato: è veramente ignobile, ricorda l’olio di ricino che qualche nonno ha assaggiato ai suoi tempi! Il problema è semplicemente che i bambini non hanno tempo da perdere in cose che non hanno per loro interesse.