Inappetenza nei bambini

Autore: Dott. Tiziano Dall’OssoMelissa Gullotta

Come comportarsi

Cosa fare quando il bambino rifiuta il cibo? Vediamo alcuni semplici consigli per invogliarlo a mangiare:

  • rendere il momento del pasto accattivante: senza dover approntare spettacoli di cabaret, ciascun genitore saprà quali sono le cose che attirano l’attenzione dei propri figli e le userà per lo scopo finale;
  • non avere aspettative sul momento del pasto: sia in termini di quantità (spesso pensiamo che loro debbano mangiare porzioni che invece si rivelano esagerate), sia in termini di tempo (i minuti a disposizione non possono essere tanti perché dopo un po’ il bambino vuole tornare a giocare oppure è stanco;
  • non insistere: quando il bambino comincia a dire “no”, il tempo per il pasto sta per scadere e non è conveniente insistere troppo, perché il rifiuto sarà ancora più categorico;
  • il rispetto delle regole: i nostri figli hanno bisogno di regole, di essere guidati, di avere insomma un punto di riferimento; non possiamo pensare, pur rispettando le loro esigenze, che a uno o due anni siano già in grado di prendere decisioni consapevoli e, parlando di alimentazione, siamo noi genitori che dobbiamo dettare i tempi e far capire loro quando si mangia e quando si gioca;
  • autonomia nel mangiare: è importante che, nel momento in cui il piccolo è in grado di portare il cibo alla bocca, lo possa fare in totale autonomia, senza timore che si sporchi o faccia cadere parte del cibo in terra; mentre lui si diverte, noi provvederemo a imboccarlo in maniera più efficace.

Il bambino cresce

Passati i primi anni di vita, nei quali le difficoltà legate all’alimentazione erano quelle sopra elencate, sorgono altre problematiche il cui tema di fondo è però sempre lo stesso: il cosiddetto “piacere della tavola” è ancora lontano dal realizzarsi e il momento del pasto rimane conflittuale. Davanti al piatto fumante, i bambini più grandicelli incrociano le braccine e, con lo sguardo imbronciato, usano il termine che più amano: “no”. Anche qui, quando il gesto si ripete e diventa abituale, un passaggio dal Pediatra diventa obbligato. Sarà anemico, oppure celiaco? Possiamo dargli delle vitamine? È importante non alzare un muro davanti a queste richieste, il Medico deve saper ascoltare e dare messaggi chiari, semplici ma efficaci. Per fare questo, sarà utile partire dalla misurazione del bambino e valutare i dati anche sulla base delle caratteristiche somatiche dei genitori, per non alimentare false aspettative. Se i parametri di crescita rispettano i percentili attesi per l’età, dobbiamo convincere i genitori che non è utile per nessuno fare accertamenti (invasivi) che non porteranno da nessuna parte.

Il momento del pasto

È inoltre compito del Pediatra analizzare quali sono le abitudini della famiglia, in riferimento ai momenti del pasto, ed eventualmente dare alcune indicazioni a riguardo, Innanzitutto è importante favorire la convivialità, infatti, mangiare tutti insieme, possibilmente a televisore spento, sarà utile per creare un momento di condivisione che potrà interessare anche il bambino. Dopo i 3-4 anni di età sarebbe inoltre opportuno coinvolgere i figli, sia nella definizione del menù, che nella preparazione dei pasti, assaggiando i cibi e apparecchiando la tavola insieme. Quando possibile permettere loro di mangiare alla mensa scolastica: consumare il pasto con i loro pari permette di superare eventuali difficoltà ad accettare cibi nuovi e li distrae, facendo prevalere le dinamiche dello stare in gruppo. Il rispetto delle regole a cui accennavo prima, sarà ancora più importante mano a mano che il bambino diventa grande. In conclusione, l’Inappetenza può essere un problema percepito come tale dai genitori, è pertanto compito del Pediatra intercettare questo disagio e affrontarlo senza pregiudizi, dando informazioni chiare e consigli utili, prima che il disagio si trasformi, per i genitori, in vera e propria ossessione.


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