Respirazione difficile, quale prevenzione?

Autore: Dott. Domenico MinghettiDott.ssa Michela Mancini

Una respirazione limitata produce inevitabili conseguenze sul nostro benessere psicofisico, è pertanto fondamentale prevenirne le cause

Se esiste, fra le tante possibili, una malattia che induce sofferenza ed ansia nel Paziente, questa è certamente la difficoltà respiratoria. La “fame d’aria”, il gesto inconscio di respirare che diventa sforzo cosciente, la sensazione che il respiro sia difficoltoso e diventi anche impossibile, rappresenta un evento che segna profondamente la qualità di vita del Paziente.

I fattori ambientali

Purtroppo nella nostra società comportamenti non salutari contribuiscono a creare habitat che favoriscono lo sviluppo di patologie respiratorie e quindi a generare nuovi soggetti con tali problematiche. Ci riferiamo al fumo di sigaretta, un’abitudine che cresce nelle nuove generazioni, all’inquinamento industriale fino a quello automobilistico (con il dato assolutamente minoritario dei motori veramente “verdi”). Vi è una correlazione praticamente certa, sul piano statistico, tra l’aumento dei livelli di inquinamento e l’incremento delle affezioni delle vie respiratorie.
Detto questo, certamente esistono patologie respiratorie le cui cause risiedono nella predisposizione individuale e non nell’ambiente, e quindi la prevenzione e la terapia sono più mediche che sociali; ma allo stesso tempo nei soggetti predisposti le condizioni ambientali possono far precipitare la situazione.

Dal naso ai polmoni

L’apparato respiratorio va considerato come una struttura unitaria: un problema che nasce da naso e faringe si ripercuote facilmente a livello polmonare; prevenire e curare in un ambito, diventa farlo in tutto l’albero respiratorio.
Un buon esempio per comprendere l’importanza di una visione d’insieme è rappresentato dalle Malattie infiammatorie naso-sinusali. Non di rado il Paziente con Sinusite cronica presenta inizialmente segni locali (naso chiuso, secrezione densa nel naso, Cefalea), poi le secrezioni discendono, soprattutto di notte, nell’albero tracheo-bronchiale e portano ad affezioni con sintomi quali Tosse, dispnea, cioè difficoltà a respirare, senso di oppressione e sonno assai disturbato.
In tal caso, curare la Tosse o la sovrapproduzione di muco potrebbe essere non solo inutile, ma anche dannoso, in quanto la riduzione del sintomo potrebbe far sottovalutare le vere cause.

Le Riniti

Facciamo ora un breve viaggio nel mondo delle Riniti, i cui confini di recente si sono allargati.
Le Riniti persistenti, escludendo quindi le occasionali forme da raffreddamento, sono considerate tipiche espressioni di Allergia reattive, cioè ad agenti esterni quali pollini, peli di animali domestici, muffe o polveri domestiche, innocui nella persona sana ma dannosi nel soggetto allergico in cui scatenano reazioni che vanno dal naso otturato e gocciolante alla crisi asmatica imponente. La diagnosi è piuttosto facile: occorrono le prove allergiche.
La Rinite allergica colpisce dal 5 al 35% della popolazione mondiale e le percentuali salgono anno dopo anno. Ci sono però altre forme di Riniti che non rientrano però in questi canoni, pur avendo sintomi simili. Sono le cosiddette Riniti non allergiche, introdotte di recente.
La Citologia nasale, cioè una tecnica diagnostica in grado di valutare lo stato infiammatorio della mucosa nasale, permette di fare diagnosi di queste bizzarre forme di Riniti, dare loro un nome e curarle nel modo più adeguato. Parliamo di NARES, NARMA, NARESMA e NARNE a seconda della tipologia di cellula infiammatoria che ritroviamo nel naso, e che sono alla base dei sintomi presentati.


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