Autore: Dott.ssa Sara SimonettiDott. Claudio CapraraDott. Enrico Montanari

 

L’importanza della vitamina D

Un’attenzione particolare, specie durante la pandemia da Covid-19, è stata posta nei confronti della vitamina D e sul suo ruolo protettivo nelle patologie respiratorie, anche di natura infettiva.
Da diversi anni si studia l’effetto immunomodulante di questa vitamina nonché il suo effetto antagonista sulla replicazione virale. Una revisione del 2014 ha esaminato le interazioni tra la vitamina D, il sistema immunitario e le patologie infettive, sottolineando come bassi livelli di vitamina D si associno ad una maggior frequenza di alcune patologie tra cui Infezioni respiratorie, Otiti, Enteriti e Influenza.
Una metanalisi del 2017 su 25 studi randomizzati, confermata da un ulteriore studio italiano del 2022 (pubblicato sulla rivista Acta Biomedica), evidenzia che assumere o integrare le necessarie dosi di vitamina D riduce l’incidenza di Infezioni respiratorie acute nei soggetti con valori inferiori a 16 ng/ml. Sulla base di questi risultati, molti studiosi hanno voluto approfondire l’eventuale ruolo protettivo di questa vitamina nei confronti del Coronavirus, seppur il mondo scientifico si divida ancora sull’argomento.
È comunque fondamentale assicurare al proprio organismo un corretto apporto di questa vitamina dal momento che è coinvolta anche nella prevenzione di altre patologie tra cui Osteoporosi, Patologie cardiovascolari e Patologie autoimmuni.

I valori corretti

Negli ultimi anni è sempre più frequente riscontrare bassi livelli di vitamina D, non solo nelle donne in età pre-menopausale o già in menopausa, ma anche in soggetti giovani di entrambi i sessi. Il giusto valore di vitamina D nel sangue non deve scendere al di sotto di 30 ng/ml.
Questa vitamina viene sintetizzata nella cute per effetto delle radiazioni ultraviolette emesse dalla luce solare che ne determinano la conversione in colecalciferolo; una volta prodotto nella cute, il colecalciferolo si accumula nel tessuto adiposo e poi, gradualmente, viene rilasciato per andare incontro ad un processo di idrossilazione, da cui ne deriva la forma attiva ossia il calcitriolo.
Durante l’inverno i livelli di vitamina D si riducono sensibilmente sia per la minor esposizione solare sia per l’esaurimento delle riserve e per questo motivo è importante sopperire alla sua carenza attraverso il consumo di cibi che la contengono e, talvolta, integrandola con specifici prodotti dietro parere e sotto controllo medico. I cibi contenenti questa vitamina sono per la quasi totalità di origine animale e comprendono i pesci grassi (sgombro, salmone, aringhe, sardine, tonno), l’olio di fegato di merluzzo, il tuorlo d’uovo e i funghi che rappresentano l’unica fonte vegetale di vitamina D.

 Oltre a questi importanti accorgimenti che quotidianamente possono concorrere a mantenere il nostro stato di salute in buone condizioni, è naturalmente consigliato, soprattutto nelle fasce di popolazione over 65 e per le persone “fragili”, sottoporsi alle vaccinazioni contro l’Influenza ed, eventualmente, il Coronavirus, sempre in accordo con il proprio Medico di famiglia.

 

 


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