Autore: Dott. Tiziano Dall’OssoDott.ssa Melissa Gullotta

Attenzione alle abitudini alimentari del bambino

L’Anemia da carenza di ferro può anche dipendere da una alimentazione non corretta. Nel bambino piccolo, che in assenza di latte materno viene alimentato con latte artificiale, il problema non sussiste in quanto le formule in commercio sono di solito arricchite di ferro. Quando invece viene inserito il latte vaccino pastorizzato in età precoce (prima dell’anno di vita), ciò può essere causa di insorgenza di Anemia, essendo questo povero del minerale e perché pregiudica l’assorbimento del ferro stesso presente nell’organismo. Durante la crescita, dopo i 2/3 anni, il latte diventa un alimento meno importante e il ferro necessario deve essere introdotto attraverso altri cibi. La prima cosa che mi dicono le mamme, preoccupate, quando denunciano l’inappetenza del proprio figlio, è la loro totale antipatia verso le verdure e qui devo sfatare un mito, quello di “Braccio di ferro”: lui ingoiava quantità enormi di spinaci e i suoi muscoli si riempivano a dismisura! La realtà è un pochino diversa: il ferro contenuto nelle verdure, che pur ne sono ricche, viene tuttavia assorbito dal nostro organismo con una certa difficoltà, così come per i legumi. In caso di carenza, meglio quindi la carne, sia rossa che bianca, poiché la sua biodisponibilità permette un più efficace assorbimento della componente di ferro.

Quali sono i sintomi?

Come abbiamo visto nei casi sopra descritti, i sintomi sono numerosi, si presentano non contemporaneamente e, a volte, in un lasso di tempo anche lungo. I principali campanelli d’allarme sono:

  • inappetenza;
  • facile stanchezza;
  • irritazioni agli angoli della bocca;
  • maggiore fragilità di unghie e capelli;
  • scarso colorito delle mucose interne delle labbra e delle palpebre inferiori;
  • pallore: nell’immaginario collettivo appare il sintomo rivelatore dell’Anemia, in realtà non lo è così frequentemente. Come accennavo prima, i sintomi vanno inseriti in un contesto globale che comprende l’anamnesi (la storia clinica del bambino), l’approccio clinico e, non in tutti i casi, il ricorso alle indagini di laboratorio.

Come si cura

Una volta diagnosticata l’Anemia, non basterà mantenere un corretto regime alimentare (privilegiando sia gli alimenti che contengono più ferro ma anche quelli che ne favoriscono l’assorbimento), ma sarà necessario iniziare una terapia farmacologica che dovrà essere controllata e monitorata dal Pediatra di Famiglia, sia per quanto riguarda le dosi che per le modalità di assunzione.

Affidarsi sempre al Pediatra di famiglia

I casi di Antonio e Lorenzo, molto diversi tra loro, hanno tuttavia alcuni aspetti in comune e meritano una considerazione: il “fai da te” in Medicina, soprattutto quando abbiamo a che fare con i bambini, non è mai una bella idea! La navigazione virtuale, digitando il sintomo come parola chiave, porta spesso a conclusioni sbagliate e ingenera dubbi e preoccupazioni, dovuti alla scarsa conoscenza della materia. La scienza medica è un po’ troppo complessa per poterla decifrare con un semplice clic, meglio affidarsi ad un Professionista e, in Italia, abbiamo la possibilità di consultarlo senza filtri e soprattutto evitando equivoci. Per concludere, l’approccio alle Anemie nel bambino deve essere realizzato in assoluta sintonia tra i genitori (che hanno sotto continua osservazione il loro bambino) e il Pediatra di Famiglia, che saprà interpretarne i sintomi in maniera oggettiva, tenendo conto della storia familiare, delle abitudini alimentari del bambino e, qualora lo ritenga necessario, dei valori degli esami di laboratorio.


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