Autore: Prof. Leandro ProvincialiProf. Elio Agostoni

 
Ictus ischemico, un’emergenza tempo-dipendente

Vediamo ora più nel dettaglio come affrontare l’insorgenza di Ictus ischemico o cerebrale, una malattia ad esordio acuto che spesso richiede il ricorso a cure di emergenza e che rappresenta un rilevante problema di salute pubblica; rappresenta infatti la prima causa di disabilità, la seconda causa di Demenza e la terza causa di morte nel mondo industrializzato. In Italia vi sono circa 200.000 nuovi Ictus ogni anno e circa 1.000.000 di persone vivono nel nostro Paese con esiti invalidanti della malattia. L’Ictus ischemico in fase acuta rappresenta un’emergenza neurologica tempo-dipendente e la sua gestione richiede una complessa articolazione di programmi e di azioni puntuali capaci di assicurare l’efficienza del processo e l’efficacia della cura. La cabina di regia per la gestione del Paziente con Ictus acuto è la “Stroke Unit”, un reparto di Terapia intensiva dedicato esclusivamente agli Ictus, che ha prodotto forti evidenze scientifiche a supporto del miglioramento dell’esito clinico sia in termini di mortalità che di disabilità residua.

La nuova frontiera per la cura dell’Ictus

Oggi la migliore terapia per l’Ictus ischemico in fase acuta è la Trombolisi sistemica che consiste nella somministrazione di un farmaco (rtPA) capace di disostruire l’arteria cerebrale occlusa dai trombi, rendendo più agevole il flusso del sangue. Un drastico cambiamento nel trattamento della fase acuta dell’Ictus è avvenuto recentemente, quando l’utilizzo di dispositivi meccanici per via endovascolare, ossia inseriti direttamente all’interno dei vasi sanguigni; questa tecnica, che si chiama Trombectomia meccanica, ha prodotto un marcato miglioramento nell’esito clinico dei Pazienti.

Quando intervenire

Dai risultati di alcuni studi emergono le indicazioni e le raccomandazioni aggiornate in termini di trattamento della fase acuta dell’Ictus: nei Pazienti con Ictus ischemico nei territori del circolo cerebrale anteriore e accertata occlusione di un grosso vaso, è raccomandato l’uso della Trombectomia meccanica intrarteriosa (utilizzo dei dispositivi meccanici inseriti nei vasi sanguigni) preceduta da un trattamento standard con somministrazione endovena del farmco rtPA.
Naturalmente previa valutazione di alcuni criteri, tra cui l’assenza di emorragia, e sempre che la procedura terapeutica sia eseguita in Centri con comprovata esperienza e il più precocemente possibile (entro le 6 ore dall’esordio dei sintomi).
Queste opportunità terapeutiche, rappresentate dalla Trombolisi farmacologica sistemica e dalla Trombectomia meccanica, consentono di ridurre sensibilmente la mortalità e la disabilità. La nuova frontiera per la cura dell’Ictus ischemico in fase acuta è quindi la combinazione di queste due terapie.

Il ritardo evitabile

Nella comunità scientifica è diffuso, nell’ambito delle emergenze tempo-dipendenti, il concetto di “ritardo evitabile” inteso come momento organizzativo alla base dell’esito clinico. Il recupero del ritardo evitabile si fonda sull’efficienza organizzativa del percorso clinico del Paziente con Ictus acuto. In questo scenario, la differenziazione dei percorsi clinici del Paziente con Ictus acuto in relazione alle caratteristiche strutturali, professionali, tecnologiche e organizzative dei Centri ospedalieri facilita le scelte del Clinico e sottolinea l’importanza delle relazioni operative tra Centri nella logica di rete.


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