Disturbo tipico della stagione fredda, la Tonsillite (definita con il termine medico “Angina” che deriva dal latino “angere”, cioè “stringere, strangolare”) si caratterizza per una sensazione di costrizione e infiammazione della faringe. Si tratta di una patologia estremamente frequente, può interessare per lo più l’età pediatrica, ma non è rara anche nella popolazione adulta e pertanto qui ci occuperemo di quest’ultima situazione.
Diverse forme
La classificazione delle diverse tipologie di Tonsilliti si basa sull’aspetto delle tonsille e della orofaringe (tratto intermedio della faringe) e la causa può essere batterica, virale o fungina. Se ne possono distinguere diverse forme:
- eritematose (rosse) ed eritematopultacee (rosse con placche purulente), che rappresentano il 90% delle forme cliniche di Tonsillite;
- forme che presentano membrane grigiastre che ricoprono le tonsille (pseudomembranose);
- forme con presenza di ulcere e quindi lesioni o caratterizzate dalla necrosi delle tonsille stesse. Le Tonsilliti quasi sempre interessano entrambe le tonsille.
Le possibili cause
Le Tonsilliti acute, nel 70% circa dei casi, sono di origine virale, nel 30% circa di origine batterica e nella percentuale residua di origine fungina. Nei casi di Tonsillite virale, i virus più frequentemente implicati sono gli adenovirus (70%).
Nel 5% dei casi il virus implicato è il virus di Epstein- Barr, che può causare la Mononucleosi Infettiva, anche conosciuta come “febbre del bacio”. Si tratta di una malattia che interessa spesso i ragazzi in età adolescenziale e causa febbre, Tonsillite, attivazione linfonodale e ingrossamento di fegato e milza. Le forme batteriche sono nel 90% dei casi causate dallo Streptococco Beta-emolitico di gruppo A (SBEA). In questo caso la Tonsillite può complicarsi causando la Malattia Reumatica, la cui evoluzione più grave determina compromissione delle valvole del cuore, oltre a sintomi articolari e neurologici. In realtà nei paesi del primo mondo questa complicanza è oggi rara: in Italia ha un’incidenza di 5/100.000 per anno (contro i 50/100.000 negli anni ‘60 del ‘900 in Italia e gli attuali 200/100.000 in India).
La diagnosi dello Specialista
La diagnosi è clinica e si basa innanzitutto sulla valutazione dei sintomi riferiti dal Paziente (dati anamnestici) e, in secondo luogo, sui segni corporei clinici (sintomi obiettivi) riscontrati dall’Otorinolaringoiatra.
Il primo segnale evidente riguarda la dimensione delle tonsille, abitualmente classificata in quattro gradi, sulla base della riduzione dello spazio tra le due tonsille stesse. Va comunque considerato che non necessariamente, specie nell’adulto, una Tonsillopatia è necessariamente accompagnata da una ipertrofia (aumento dimensionale) delle tonsille. Durante la visita dallo Specialista, risulta però difficile distinguere fra la causa virale e la causa batterica; può essere di qualche ausilio diagnostico il punteggio di McIsaac.
Test di McIsaac
Questo test predice le Faringiti da Streptococco Beta-Emolitico di Gruppo A (SBEA). Sempre al fine di definire l’agente causale, nel sospetto di SBEA si può eseguire il test rapido, un tampone orofaringeo, che va eseguito in fase acuta e non preceduto da disinfezione locale. Tale indagine consente altresì di guidare la scelta in merito alla necessità di prescrivere una terapia antibiotica al Paziente.
A ciascun criterio di McIsaac, quindi febbre, assenza di tosse, linfonodi dolenti del collo, essudato tonsillare, età (3-14 anni), se presente, viene assegnato 1 punto.
L’esecuzione del test rapido è raccomandata nei Pazienti con punteggio di Mc Isaac 3-4, e nel caso di risultato positivo dello stesso, si procede con l’antibioticoterapia. Nei casi di punteggio 0-2, data la bassa percentuale di rischio di infezione streptococcica, non vengono eseguiti né il test rapido né, tantomeno, la terapia antibiotica. Al contrario, con un punteggio di 5 si procede da subito con il farmaco. Vale la pena sottolineare anche come l’esecuzione di un test rapido al termine della terapia antibiotica non abbia alcun significato e risulti piuttosto un’indagine inappropriata, in quanto la guarigione va definita sulla base della risposta clinica. L’esame di controllo potrebbe infatti risultare positivo, non perché non si è riusciti a curare un’infezione streptococcica acuta, ma perché si è in presenza di un portatore cronico.